Papa Francesco: a Seminario di Milano, “formare sacerdoti maturi, non funzionari del sacro”. Per futuri preti “considerare sessualità, affettività e relazionalità”

“Il rinnovamento e il futuro delle vocazioni è possibile solo se ci sono sacerdoti, diaconi, consacrati e laici ben formati”. Ne è convinto il Papa, che nel discorso scritto e consegnato durante l’udienza ai formatori del Seminario arcivescovile di Milano, in occasione del 150° anniversario della rivista “La Scuola Cattolica”, sostiene che “il mondo ha bisogno di sacerdoti in grado di comunicare la bontà del Signore a chi ha sperimentato il peccato e il fallimento, di preti esperti in umanità, di pastori disposti a condividere le gioie e le fatiche dei fratelli, di uomini che sanno ascoltare il grido di chi soffre”. “Sessualità, affettività e relazionalità sono dimensioni della persona da considerare e comprendere, da parte sia della Chiesa sia della scienza, anche in relazione alle sfide e ai cambiamenti socio-culturali”, prosegue Francesco entrando nel dettaglio del percorso formativo dei futuri sacerdoti. “Quando si discerne se una persona possa intraprendere o meno un iter vocazionale, è necessario scrutarla e valutarla in modo integrale”, l’indicazione di rotta: “Considerare il suo modo di vivere gli affetti, le relazioni, gli spazi, i ruoli, le responsabilità, come pure le sue fragilità, le paure e gli squilibri”. “L’intero percorso deve attivare processi finalizzati a formare sacerdoti e consacrati maturi, esperti in umanità e prossimità, e non funzionari del sacro”, la raccomandazione del Papa: “Un bravo formatore esprime il proprio servizio in un atteggiamento che possiamo chiamare ‘diaconia della verità’, perché in gioco c’è l’esistenza concreta delle persone, che spesso vivono senza sicure certezze, senza orientamenti condivisi, sotto il martellante condizionamento di informazioni, notizie e messaggi molte volte contraddittori, che modificano la percezione della realtà, orientando all’individualismo e all’indifferentismo”. “I seminaristi e i giovani in formazione devono poter apprendere più dalla vostra vita che dalle vostre parole”, ricorda Francesco: “Siamo consacrati per servire il popolo di Dio, per prenderci cura delle ferite di tutti, a partire dai più poveri. L’idoneità al ministero è legata alla disponibilità, gioiosa e gratuita, verso gli altri”.

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