Ucraina: card. Hollerich (Comece) e Krieger (Cec) a Kirill, “chiesto ai presidenti russo e ucraino una tregua pasquale, ci auguriamo di poter contare sul vostro sostegno”

“Ci auguriamo di poter contare sul vostro sostegno”. I presidenti della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece) e della Conferenza delle Chiese europee (Cec), rispettivamente il card. Jean-Claude Hollerich e il rev. Christian Krieger, hanno scritto anche al patriarca di Mosca Kirill per informarlo di aver inviato oggi una lettera ai presidenti russo e ucraino per un cessate il fuoco “pasquale” dal 17 al 24 dicembre, in modo da poter sostenere l’iniziativa. “Santità – si legge nella lettera -, abbiamo pensato di informarla che, in qualità di presidente delle Conferenze episcopali dell’Unione europea e presidente della Conferenza delle Chiese europee, abbiamo scritto al presidente della Federazione Russa e al presidente dell’Ucraina. Abbiamo chiesto loro di dichiarare un cessate il fuoco per gli otto giorni compresi tra la Pasqua celebrata secondo il calendario gregoriano e la Pasqua osservata secondo il calendario giuliano, vale a dire il periodo compreso tra l’inizio di domenica 17 aprile (00.00) e fino alla mezzanotte (24.00) del 24 aprile. Questa richiesta fa eco l’appello per una tregua lanciato da Papa Francesco domenica 10 aprile. Le scriviamo – proseguono Hollerich e Krieger – per chiedere il suo sostegno pubblico a questa iniziativa. Così facendo potreste dimostrare quanta importanza attribuite a dare ai cristiani in Russia e in Ucraina, sorelle e fratelli in Cristo, la tregua necessaria per consentire loro di celebrare la Pasqua in pace e dignità. Dopo due anni in cui la Pasqua ha dovuto essere celebrata con alcune restrizioni dovute alla pandemia, speriamo, con il vostro sostegno, di creare le condizioni che consentano a tutti noi di celebrare quei momenti essenziali per tutti i cristiani, la passione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Una tregua come questa gioverebbe anche a tutti i cittadini dei due Paesi in conflitto, dissipando per un momento l’angosciante incertezza sulla salute dei loro cari coinvolti nei combattimenti o colpiti da essa”.

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