Otto marzo: Mezentseva (Parlamento Kiev), 35mila donne ucraine si sono unite all’esercito. “Non abbiamo più tempo per piangere”

(Strasburgo) Sarebbero 35mila le donne ucraine che hanno raggiunto l’esercito ucraino imbracciando i fucili sostenendo le truppe nelle retrovie. È Maria Mezentseva, deputata ucraina, a riferirlo in collegamento telefonico con i partecipanti al seminario del Parlamento europeo sui diritti delle donne a Strasburgo: in mezzo alla guerra “non abbiamo più tempo ed energia per piangere, ma solo di impegnarci per la vittoria”. Nella drammatica situazione umanitaria Mezentseva ha invocato la presenza internazionale: “sarebbe importante e garantirebbe la sicurezza dei corridoi umanitari”. E una richiesta: “Se chiudere i cieli non è possibile, almeno mandateci armi e missili, insieme alle tonnellate di aiuti umanitari”. E un messaggio di allarme: donne e bambini passano il confine da soli; ci sono ong che stanno lavorando per sensibilizzare sui pericoli della tratta. Quando si accenderanno i riflettori, potrebbe essere troppo tardi.
Ina Sovsun, anche lei deputata della Rada Ucraina: “Questo è un genocidio, una catastrofe che non si capisce come possa accadere. E continuerà, e i russi continueranno a bombardare le nostre città, a meno che qualcuno intervenga”. E ha raccontato: “Noi non siamo in grado di respingere le bombe che piovono dal cielo e non possiamo accettare che tutto il mondo stia a guardare senza fare niente”.
“Avremmo voluto commemorare l’8 marzo non sotto l’ombra della guerra in cui donne e ragazze sono le prime vittime”, ha concluso Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo. Donne che devono scappare, donne barricate nelle case, donne che imparano a fare le bombe molotov o devono far nascere bambini nella metropolitana: pensando a loro la presidente ha salutato le donne dell’Ucraina, che in questo 8 marzo sono il simbolo della “forza femminile, della lotta e della resilienza”.

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