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Sicurezza dei giornalisti: Guterres (Onu), “70 vittime quest’anno. Stop all’impunità per questi crimini”. Unesco, “indifferenza arma mortale”

“Più di 70 giornalisti sono stati uccisi quest’anno per aver semplicemente svolto il loro ruolo vitale nella società. La maggior parte di questi crimini rimane irrisolta. Dobbiamo porre fine alla comune cultura dell’impunità e consentire ai giornalisti di svolgere il loro lavoro essenziale”: a lanciare l’allarme e l’appello è il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nella giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti. Alle parole di Guterres fa eco il Centro europeo per la libertà della stampa e dei media che oggi chiede ai governi “di garantire che i crimini contro gli operatori dei media non siano commessi nell’impunità”. L’agenzia tiene conto molto dettagliatamente delle minacce alla sicurezza dei giornalisti e degli omicidi rimasti senza un colpevole. Il primo della lista è ancora quello della giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, poi c’è l’azero Rafiq Tagi, il giornalista del Sunday World Martin O’Hagan, ucciso nel 2001 nell’Irlanda del Nord; da chiarire ancora è l’omicidio di Jan Kuciak, tanti i casi in Turchia, in Ucraina, ma anche in Serbia e Montenegro. Nove omicidi di giornalisti su dieci rimangono impuniti, dice l’osservatorio Unesco per i giornalisti uccisi e dà cifre spaventose: tra il 2006 e il 2020 sono stati uccisi 1.200 giornalisti nel mondo. “L’indifferenza è la più mortale delle armi”, scrive l’Unesco. L’organizzazione internazionale, insieme al ministero degli esteri austriaco e all’Ohchr ha organizzato per il 3-4 novembre a Vienna una conferenza per il 10° anniversario del Piano d’azione Onu per la sicurezza dei giornalisti.

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