Adozione internazionale: Aibi, “neglect list” sempre più lunghe, bambini più grandi con diverse patologie o con altri fratelli

Le Neglect List, liste di nomi di bambini dichiarati adottabili che periodicamente gli enti autorizzati all’adozione internazionale ricevono dai vari Paesi, sono sempre più lunghe. Lo afferma l’associazione Aibi – Amici dei bambini ricordando che l’ultima Neglect List dalla Colombia è un file Excel con 1147 nomi.
Il problema è  che i nomi all’interno di quelle liste sono per la maggior parte di bambini ormai grandi, che soffrono di diverse patologie o che fanno parte di fratrie: tutte caratteristiche che rendono molto complicato si possa aprire, per loro, la possibilità di un’adozione. “Ma la cosa che fa più male – si legge in un comunicato – è che quasi sempre questi bambini sono in orfanotrofio da anni, prigionieri di una combinazione mortifera di burocrazia e ‘miti culturali’ che, di fatto, impedisce loro di avere una famiglia in cui crescere”.
Aprendo il file arrivato dalla Colombia, si può scorrere un lunghissimo elenco che conta 1147 nomi: 452 femmine e 695 maschi, con un’età media di poco più di 12 anni. Di questa infinita schiera, 327 sono nella lista pur non avendo alcun problema di salute, ma unicamente perché d’età ormai avanzata o membri di fratrie più o meno numerose. 7 di loro hanno già 18 anni; 26 più di 17 anni; mentre il totale di chi ha più di 14 anni è di 418. Il più piccolo? Ha un anno e 8 mesi, e una lunga lista di patologie. “Ma tutti questi nomi, nessuno escluso, tutti questi numeri, queste righe Excel, questi singoli KB che volano nell’etere con la semplicità di un click, sono vite di bambini – affermano dall’associazione -. Non dimentichiamolo mai! Sono sofferenze e sogni. Sono storie che sarebbero potute essere diverse!”. Aibi “da tempo si spende per portare il dramma delle Neglect List alla conoscenza di tutti, e non si stancherà mai di farlo finché qualcuno finalmente si accorga di questo dramma e inizi a considerarlo una priorità sulla quale agire. Per poter dare a tutti i bambini del mondo, davvero, una possibilità in più di diventare figli”.

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