Papa Francesco: “un santo triste è un triste santo”, “prendere la parte che fa ridere della vita alleggerisce l’anima”

Verificare la “qualità della fama di santità”, per evitare “forzature e mistificazioni dettate da interessi poco nobili”. È l’invito del Papa, al termine del discorso rivolto ai partecipanti al Convegno “La santità oggi”, promosso dal Dicastero delle Cause dei santi, ricevuti in udienza. “Ai nostri giorni, l’accesso corretto ai mezzi di comunicazione può favorire la conoscenza del vissuto evangelico di un candidato alla beatificazione o canonizzazione”, ha riconosciuto Francesco: “Tuttavia, nell’uso dei media digitali, in particolare delle reti sociali, ci può essere il rischio di forzature e mistificazioni dettate da interessi poco nobili”: di qui la necessità di “un discernimento saggio e perspicace di tutti coloro che si occupano della qualità della fama di santità”. “Un elemento che comprova la fama sanctitatis o la fama martirii è sempre la fama signorum”, ha fatto notare il Papa: “Quando i fedeli sono convinti della santità di un cristiano, fanno ricorso – anche massiccio e appassionato – alla sua intercessione celeste; l’esaudimento della preghiera da parte di Dio rappresenta una conferma di tale convinzione”. L’esempio dei santi, la cui vita è “un catechismo per immagini”, ha concluso Francesco, “illumini le menti delle donne e degli uomini del nostro tempo, ravvivando la fede, animando la speranza e accendendo la carità, affinché ciascuno si senta attratto dalla bellezza del Vangelo e nessuno si smarrisca nelle nebbie del non senso e della disperazione”. “Non voglio finire sena fare un cenno ad una dimensione della santità a cui ho dedicato un capitoletto, nella Gaudete et Exsultate: il senso dell’umorismo”, ha concluso a braccio Francesco: “Qualcuno diceva: ‘un santo triste è un triste santo’. Saper godere la vita con il senso dell’umorismo , prendere la parte che fa ridere della vita, questo alleggerisce l’anima”. Alla fine, l’invito a pregare con la preghiera di San Tommaso Moro, contenuta nella Nota 101 della Gaudete ex Exsultate, in cui tra l’altro si legge: “Signore, dammi una una buona digestione e qualcosa da digerire”.

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