Argentina: sgombero violento della popolazione mapuche a Villa Mascardi. La condanna della diocesi di Bariloche e della Pastorale indigena

(Foto Aica)

Nuovo conflitto sociale nel sud dell’Argentina, che vede al centro le popolazioni indigene mapuche. Molte infatti le reazioni, anche da parte di soggetti ecclesiali, rispetto allo sgombero di Villa Mascardi, nella zona del lago omonimo, subito dalla comunità mapuche Lafken Winkul Mapu. La diocesi di San Carlos di Bariloche, assieme ai rappresentanti luterani e metodisti, sottolineano “le difficoltà delle autorità nell’instaurare canali di dialogo, nella ricerca di accordi che facilitino la risoluzione dei conflitti”.
La nota critica il mancato rispetto, da parte degli Stati nazionali e provinciali, “delle leggi che favorirebbero la risoluzione di questa situazione e di tante comunità indigene in tutto il Paese”, e condanna il fatto che le azioni siano portate avanti con violenza, non senza manifestazioni di “razzismo e xenofobia”.
L’invito è quello di cercare “soluzioni pacifiche ed eque” e le persone di fede non invitate “a non cadere nei discorsi manipolatori che ci propongono razzismo, xenofobia e pregiudizio”.
Anche la Pastorale aborigena (Endepa) della Conferenza episcopale argentina prende posizione, affermando che “il modo per risolvere questo conflitto, e tutti quelli legati ai popoli indigeni, è il dialogo e non la criminalizzazione delle rivendicazioni”. Viene perciò espressa la “profonda preoccupazione che ci provoca il modo in cui vengono affrontati i conflitti esistenti nell’area del Lago Mascardi”, con gli anche di donne e bambini.
Il dialogo viene visto come l’unico strumento “per evitare che la violenza sia la via per risolvere i problemi”. L’Endepa si rammarica “che le iniziative generate per garantirlo non siano state sostenute nel tempo”, ribadendo la natura multietnica e multiculturale dello Stato argentino, secondo la sua Costituzione.

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