Migranti: Apg23, domenica a Bologna una preghiera interreligiosa con card. Zuppi e Yassine Lafram

Fatima ha 19 anni, viene da Idlib, la città siriana dove si nascondeva il califfo Al-Baghdadi. Dopo aver perso il padre durante la guerra all’Isis, scappa con la sua famiglia e raggiunge il Libano a piedi. Qui per cinque anni vive in tenda in un campo informale. Van è iracheno ma dal 2014 vive in Anatolia, Turchia, dove si è rifugiato dal terrore dell’Isis. Mohammad viene dall’Afghanistan, ha 28 anni e assieme alla moglie e i due figli vive ad Atene. “Sono fuggito dalla mia terra perché è in guerra da più di quaranta anni — racconta — e lì ho perso mio padre, mia madre e tutti i miei fratelli e sorelle che sono stati uccisi nella nostra casa durante uno scontro a fuoco tra i talebani e le forze alleate internazionali. Sono arrivato in Europa per costruire per me e la mia famiglia un nuovo futuro, per dare un’istruzione ai miei figli ed un posto sicuro alla mia famiglia”. Sono alcune delle storie che saranno ascoltate domenica sera durante la preghiera interreligiosa “Nel segno di Abramo”. L’evento si terrà domenica 6 giugno, alle ore 19,30, a Bologna, presso la chiesa di Sant’Antonio di Savena, in collegamento con altre tre postazioni in Turchia, Grecia e Svezia. Sarà possibile seguire la serata sul sito della Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23) che ha organizzato la veglia.
La preghiera vedrà la partecipazione dell’arcivescovo di Bologna, card. Matteo Zuppi, di Yassine Lafram, presidente dell’Ucoii, di mons. Hovsep Bezazian, amministratore apostolico degli armeni cattolici in Grecia, di mons. Paolo Bizzeti, vescovo di Tabe e vicario apostolico in Anatolia (Turchia), di Per Kristiansson, prete luterano di Malmö (Svezia), e di Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità fondata da don Oreste Benzi.
“Questo momento nasce dal desiderio di conoscere e ascoltare il grido dei poveri direttamente dalla voce dei profughi che vivono o hanno vissuto l’esperienza della migrazione. Le fatiche del viaggio, la miseria, la fame, le violenze, la reclusione nei campi, il freddo, l’abbandono — spiega Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII —. Insieme con il desiderio di ascoltare vogliamo unirci nella preghiera a Dio affinché possano raggiungere la libertà cui aspirano e che è propria di ogni persona. E poi pregheremo affinché noi europei possiamo aprire i nostri cuori verso questi fratelli ed avere una cultura più accogliente”.

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