Coronavirus Covid-19: Save the Children, “in Italia gli studenti hanno frequentato la scuola anche per meno della metà dei giorni teoricamente previsti”

“In Italia gli studenti si sono trovati a frequentare i loro istituti scolastici anche per molto meno della metà dei giorni teoricamente previsti”. Lo denuncia Save the Children, analizzando, ad un anno dal primo lockdown generale, i dati rispetto alla frequenza in presenza degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. Senza voler essere esaustiva, l’analisi ha preso in considerazione 8 capoluoghi di provincia. Con l’obiettivo non di fare una classifica di merito, ma fotografare la situazione ad oggi, anche in vista di nuovi possibili provvedimenti di chiusura delle scuole, a fronte dell’aggravarsi della situazione sanitaria.
“Nel corrente anno scolastico, da settembre 2020 a fine febbraio 2021, i bambini delle scuole dell’infanzia a Bari, per esempio, hanno potuto frequentare di persona 48 giorni sui 107 previsti, contro i loro coetanei di Milano che sono stati in aula tutti i 112 giorni in calendario – precisa l’organizzazione -. Gli studenti delle scuole medie a Napoli sono andati a scuola 42 giorni su 97 mentre quelli di Roma sono stati in presenza per tutti i 108 giorni previsti. Per quanto riguarda le scuole superiori, i ragazzi e le ragazze di Reggio Calabria hanno potuto partecipare di persona alle lezioni in aula per 35,5 giorni contro i 97 del calendario, i loro coetanei di Firenze sono andati a scuola 75,1 giorni su 106”.
“La pandemia che lo scorso anno ha costretto gli studenti a interrompere bruscamente la loro presenza a scuola tre mesi prima della conclusione dell’anno scolastico, ha duramente segnato anche nel 2020/21 la loro possibilità di frequentare le aule scolastiche”, fa notare Save the Children, sulla base dei dati analizzati.
Inoltre, “i dati evidenziano forti differenze fra le città, legate all’andamento del rischio di contagio così come alle differenti scelte amministrative. I numeri rilevati si riferiscono alle giornate scolastiche vissute in presenza, evidenziando quei territori dove gli studenti hanno fruito di periodi più lunghi di didattica a distanza, con le difficoltà che questo ha comportato in termini di accessibilità e per la perdita di opportunità relazionali dirette tra pari e con i docenti”.

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