“Siamo addolorati per Osman Kavala e per la sua situazione e siamo totalmente solidali con lui. Ma vorrei dire che non è l’unica persona che si trova in questa situazione. Tantissime persone, migliaia di persone si trovano in carcere per gli stessi motivi. Ci sono giudici della Corte Costituzionale, professori, giornalisti. Addirittura, il capo di un partito che ha ottenuto 6milioni di voti. Direi quindi che questa solidarietà va assolutamente allargata a tutte le persone vittime del non rispetto dei diritti umani”. E’ Mustafà Cenap Aydin, turco, musulmano, residente a Roma, direttore dell’Istituto Tevere, un centro di dialogo interreligioso, ad analizzare per il Sir il “nuovo caso diplomatico” che si è aperto tra Europa e Usa da una parte e Turchia dall’altra con l’espulsione di 10 ambasciatori occidentali, rei di aver chiesto il rilascio di un leader della società civile turca, il filantropo Osman Kavala. “Kavala – spiega lo studioso – ha sempre mantenuto una posizione molto netta per i diritti umani, soprattutto dei curdi e per il riconoscimento del genocidio degli armeni. E sono posizioni che in generale non sono mai apprezzate dal governo. E’ detenuto da diversi anni ma non si capisce veramente perché. Ci sono stati diversi momenti che preludevano alla sua scarcerazione ma non è mai avvenuta, perché ogni volta è sempre intervenuto un giudice con un nuovo mandato di arresto”. Cenap Aydin fa notare come sia tipico dei “regimi di matrice autoritaria” mettere a tacere qualsiasi “decisione o dichiarazione presa contro la loro posizione, considerata sempre come un attacco che indebolisce l’autorità”. Il governo ha detto che i 10 ambasciatori sono “stranieri” che “sono indebitamente intervenuti su un fatto interno alla Turchia. Ma non è vero”, commenta subito lo studioso turco, “perché il caso Kavala era finito davanti alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, che con una sentenza dello scorso 10 dicembre ha dichiarato illegittima la sua detenzione. Insomma, i 10 ambasciatori hanno solo richiamato la sentenza della Corte di Strasburgo. La Turchia fa parte del Consiglio d’Europa e l’espulsione degli ambasciatori è un fatto molto grave”. Perché accanirsi ora contro questo caso? “E’ il classico metodo usato dal governo per creare distrazione in Turchia su quanto realmente sta accadendo in queste ore nel Paese”, fa notare Aydin. “Stiamo assistendo ad un gravissimo default economico. L’apertura dei mercati questa mattina è stata amarissima per lira turca, che ha fatto segnare un nuovo record negativo rispetto a dollaro ed euro, saliti rispettivamente alla valutazione record di 9,85 e 11,46. Si tratta di un aumento molto veloce e senza controllo che avrà e sta già avendo conseguenze dure purtroppo sul rialzo dei prezzi anche perché la Turchia è un paese che dipende totalmente dall’estero dal punto di vista energetico”. “E’ un momento difficile”, osserva Aydin. “Però vedo anche un punto possibile di svolta. La Turchia è un paese giovane. Sono loro il futuro. Se l’Europa decidesse di investire meno soldi, oltre che per bloccare i rifugiati che premono sui confini, anche per la formazione e l’educazione dei giovani ai diritti umani, sarebbe un gesto di potenziamento della democrazia a lungo termine”.