Scuola: Save the Children, “per ripartenza garantire servizi per la prima infanzia a tutti i bambini”

(Foto: ANSA/SIR)

Nell’anno scolastico 2019/20, “un bambino su 2 di età compresa fra gli 1 e i 3 anni non ha frequentato alcun nido o servizio integrativo, rimanendo a casa con un familiare nella quasi totalità dei casi. In più di un caso su tre il principale motivo per cui il bambino non ha frequentato il nido/servizio integrativo è stato di tipo economico”. Lo evidenzia Save the Children, nella nuova ricerca “La scuola che verrà: attese, incertezze e sogni all’avvio del nuovo anno scolastico”, che contiene anche una rilevazione condotta in esclusiva da Ipsos per Save the Children.
Tra quelli che hanno iscritto i propri figli al nido, “6 genitori su 10 si dichiarano preoccupati per l’inserimento, principalmente a causa dei rischi che potrebbero derivare dal mancato distanziamento fisico (67%) e più in generale dall’incertezza (66%) circa l’effettiva riapertura delle strutture (28%) e le modalità specifiche di inserimento (38%)”. La preoccupazione delle famiglie riguarda però anche la disponibilità di offerta di servizi per l’infanzia in futuro e gli investimenti pubblici in questo comparto: guardando al futuro “circa 6 genitori di bambini 1-3 anni su 10 pensano che la recessione impatterà sulle risorse economiche a loro disposizione per l’iscrizione/partecipazione al nido/servizio integrativo ed una quota addirittura superiore (più di 7 su 10) è preoccupata che la recessione possa ridurre l’investimento pubblico nei servizi per l’infanzia con conseguente riduzione dei posti disponibili”.
“È oggi più che mai fondamentale per la ripartenza, garantire l’accesso ai servizi educativi per la prima infanzia a tutti i bambini. Nonostante i bambini 0-2 anni siano stati formalmente inclusi nel sistema di istruzione, la rete di servizi educativi per questa fascia di età – a partire dagli asili nido pubblici – è del tutto inadeguata e in alcune regioni del Sud di fatto inesistente”, spiega Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. “La povertà educativa – aggiunge – comincia sin dalla primissima infanzia e per questo riteniamo sia fondamentale che venga fatto un investimento ambizioso per rafforzare questa rete, nell’ambito degli interventi che dovranno essere messi in campo con le risorse del Next Generation Eu e che per essere all’altezza di questo nome non può dimenticare i bambini e in particolare i più piccoli”.
Per questo Save the Children ha chiesto che “il piano nazionale del Recovery Resilience Fund affronti alcuni nodi cruciali, tra cui la costruzione di una infrastruttura nazionale di servizi educativi per i bambini zero-due anni, assicurando entro il 2023, in tutte le regioni, l’accesso di almeno il 33% dei bambini, e raggiungendo, entro il 2027, l’obiettivo del servizio educativo zero-sei come diritto per tutti i bambini”. Le altre richieste riguardano l’istituzione di una “patente digitale” per gli studenti delle scuole secondarie di primo grado, la creazione di aree ad “Alta densità educativa” nei territori più svantaggiati, un investimento per rendere le scuole belle, sicure, sostenibili e inclusive, la sperimentazione di una child guarantee in Italia.

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