Povertà: Caritas Friuli, in Regione 8mila persone hanno chiesto aiuto ai Centri di ascolto

Sono ottomila le persone che in Friuli Venezia Giulia, per affrontare la propria condizione di fragilità economica e sociale, si sono appoggiate alla rete dei Centri di ascolto delle quattro Caritas diocesane capillarmente diffusi su tutto il territorio. Lo rileva il rapporto Caritas che, proprio attraverso i dati raccolti dal suo osservatorio costituito dai Centri di ascolto, cerca di tratteggiare i lineamenti del fenomeno. L’edizione 2020 del dossier, intitolata “Non di solo pane”, si concentra sui minori, accendendo i riflettori sul loro “diritto al futuro”. Il secondo capitolo del report analizza, infatti, i dati di una ricerca quantitativa realizzata durante l’autunno del 2019 sulla condizione di povertà delle famiglie con figli e sulla condizione dei minori presenti in questi nuclei familiari. Il terzo capitolo inoltre esplicita le evidenze emerse dall’analisi di 30 interviste semi-strutturate somministrate ad altrettante famiglie con figli, che vivono in condizione di povertà. Si rivolgono ai Centro d’ascolto, in minima prevalenza, persone di genere maschile (51,3%) e nel 60,1% dei casi persone che hanno cittadinanza straniera. Dal punto di vista anagrafico, invece, l’età è compresa tra i 31 e i 60 anni (67,2%), età media che si abbassa sul territorio della diocesi di Udine e Pordenone perché “c’è una maggior presenza di cittadini stranieri, in particolare richiedenti asilo che sono in prevalenza giovani uomini”. Sempre a livello regionale, il 47% di coloro che si sono rivolti ai Centri di ascolto ha almeno un minore a carico, dunque una persona su due è un genitore.
Soffermandosi sulle necessità concrete delle persone, Adalberto Chimera, referente dell’Osservatorio diocesano di Gorizia, spiega che “il 62% delle persone ha dichiarato di non aver potuto far fronte alle spese relative alle utenze domestiche e il 42% di aver trovato difficoltà ad onorare il canone di locazione o la rata del mutuo per l’acquisto dell’abitazione”. “Che dire poi del 40% dei nuclei che ha dovuto fare rinunce sull’acquisto di alimenti? Il 27% non è riuscito a sostenere i costi per l’istruzione dei figli come, ad esempio, la mensa, l’acquisto dei libri di testo o del materiale di cancelleria. Un quarto delle famiglie intervistate ha dovuto rinunciare a curarsi, perché non poteva garantire le risorse in denaro per spese mediche straordinarie”.

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