Parità di genere: Natili Micheli (Cif), “difficile scardinare il pregiudizio”

Il disegno di legge “Norme per la promozione dell’equilibrio di genere negli organi costituzionali, nelle autorità indipendenti, negli organi delle società controllate da società a controllo pubblico e nei comitati di consulenza del Governo” presentato in Senato “si iscrive nel percorso difficile della completa attuazione dell’art. 51 della Costituzione indicativo della difficoltà con la quale la cultura tutta, oltre che la mentalità, recepisce che recuperare il gap tra uguaglianza e differenza non significa soltanto eliminare le differenze ingiustificate, ma anche valorizzare le differenze in modo adeguato che significa che esse debbono essere rappresentate nel corpo sociale e politico del Paese”. Così Renata Natili Micheli, presidente del Centro italiano femminile (Cif), a proposito del disegno di legge che ha come primo firmatario la senatrice Pinotti.
“È molto difficile scardinare qualsivoglia pregiudizio, ma è ancora più difficile farlo quando più a lungo si è permesso ad esso di sedimentare il ‘luogo comune’ nella mentalità collettiva”, sottolinea Natili Micheli: “Basti ricordare le parole della Costituente Maria Federici, prima presidente del Centro italiano femminile, che così sostenne l’art. 51 della Costituzione non accontentandosi del riferimento alle donne compreso nel secondo comma dell’articolo 106: ‘… facciamo la prova, vediamo se la donna è veramente in grado di coprire le cariche che sono inerenti all’alto esercizio della magistratura. A tutto quanto si è detto, io potrei rispondere che una raffinata sensibilità, una pronta intuizione, un cuore più sensibile alle sofferenze umane e un’esperienza maggiore del dolore non sono requisiti che possono nuocere, sono requisii preziosi che possono agevolare l’amministrazione della giustizia. Potrei rispondere che le donne avranno la possibilità di fare rilevare attraverso un lungo tirocinio la loro capacità; saranno sottomesse e sottoposte ai concorsi e a una rigida selezione. Le donne che si presenteranno a chiedere di salire i gradi della magistratura devono avere in partenza (e li avranno) i requisiti che possono dare loro una certa garanzia di successo’”.

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