Politica: p. Occhetta (Comunità di Connessioni), “il fuoco degli ideali riaccende la cenere delle politiche che mancano”

“Il protagonismo e lo spirito di competizione bloccano da tempo il nascere di una nuova stagione, ma c’è di più: manca una radice vitale che nutra sogni e progetti, desideri e scelte, visioni comuni e identità inclusive in grado di costruire il ‘noi’ politico”. Lo scrive p. Francesco Occhetta, nell’editoriale del giornale online della Comunità di Connessioni. “L’umanocrazia è soffocata dalla tecnocrazia che pretende di riformare e ricostruire – avverte –. È il fuoco degli ideali che riaccende la cenere delle politiche che mancano, perché in un popolo l’ideale può nascere solo dalla percezione del bello e del giusto”. Il gesuita indica i tanti “frutti maturi” che nascono dagli studi e dalle competenze di molti. “Tra questi si possono trovare anche delle soluzioni politiche urgenti, sia per i temi che per l’importanza dei problemi affrontati, ma, in una stagione in cui mancano gli ideali necessari a nutrire tronco e rami, questi frutti rischiano di rimanere incolti, finendo per avvizzire senza essere stati in grado di generare”.
L’esigenza indicata è un ritorno all’ideale, “condizione dell’agire politico che supera gli individualismi, gli egoismi e le menzogne della politica”. “L’ideale nasce quando la competenza incontra la compassione e la condivisione, dove la stessa azione politica è pensata come forma di sviluppo solidale. È da questo che nasce la visione politica, quella che rigenera parole umane e disegna l’orizzonte, altrimenti la politica continuerà ad essere suddita della tecnica, che al proprio interno ha visioni parziali e spesso diverse”. L’ideale di prossimità – ribadisce p. Occhetta – “permette di scegliere ciò che ha un valore”. “Preservare i contagi, ad esempio, è più importante dei cenoni di capodanno; investire sul Mes ha priorità sui capricci di alcuni politici; il condono del debito da Covid, proposto dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli, viene prima dell’egoismo dei Paesi ricchi”. Quindi, la chiosa: “Servirsi ‘degli altri’ è fonte di iniquità e genera divisione, il servizio ‘agli altri’, invece, è fonte di libertà e di comunità”.

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