Te Deum: mons. Tasca (Genova), “Chiesa e Città siano sempre più vicine a chi è nella tribolazione”

“Sono giunto a Genova in un momento importante e nello stesso tempo molto difficile: mi riferisco da un lato alla ricostruzione, seguita dall’inaugurazione, del Ponte Genova San Giorgio, e dall’altro alla pandemia”. Lo ha detto l’arcivescovo Marco Tasca, nel lungo e articolato discorso pronunciato questa sera nella chiesa del Gesù in occasione del tradizionale canto del Te Deum.
“La concretezza e la rapidità con le quali è stato costruito il ponte sono state un esempio di efficienza e collaborazione” ma “certamente non cancellano il dolore dei familiari delle 43 vittime del crollo, che dovremo sempre ricordare e per le quali pregare”, ha osservato tra le altre cose, sottolineando l’urgenza di “mettere mano a grandi progetti, da lungo attesi quali Terzo Valico, Gronda, Diga Foranea, ribaltamento del Cantiere Navale di Sestri, raddoppio della ferrovia Genova-Ventimiglia, riassetto del Distretto Riparazioni Navali, interventi per la viabilità autostradale”.
Il presule si è quindi soffermato sul dolore e sui problemi economici che “sta ancora procurando la pandemia da corona virus. Innanzitutto migliaia in Liguria i contagiati, in gran parte guariti, ma tanti i deceduti. Paura ed angoscia per tutti”. Ma, ha osservato, anche “il mondo dell’industria con le sue aziende, il commercio, il turismo, la ristorazione, l’artigianato, i servizi pubblici e privati, il porto e la navigazione, l’aeroporto, la logistica, i trasporti, le case di riposo, le scuole paritarie, etc..: tutti stanno patendo irrecuperabili perdite”. Con riferimento alla perdita di posti di lavoro, l’arcivescovo ha espresso l’auspicio che “i governanti siano solleciti nel distribuire i promessi finanziamenti a chi si trova in difficoltà. Ogni giorno di ritardo accresce il rischio e il numero dei fallimenti. Come è necessaria una burocrazia veloce ed efficace!”.
Un ringraziamento particolare agli operatori della sanità, “che sono vicini a chi soffre, non solo per curare ma anche per incoraggiare e consolare”, mentre “la campagna vaccinale fa sperare in una non più lontana vittoria della vita sulla tragedia del coronavirus”. A conclusione un appello: “Ancora e nonostante le difficoltà” la richiesta “alla Chiesa genovese e alla Città di essere sempre più vicine a chiunque si trovi nella tribolazione. Il Natale, che abbiamo appena celebrato, ci aiuti ad inoltrarci nel nuovo anno con la consapevolezza che il Signore non ci abbandona”.

 

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