Papa in Iraq: p. Spadaro, “ripartire da Baghdad per spaccare il ghiaccio dell’indifferenza ed evocare un nuovo umanesimo”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Si riparte da Baghdad” per “vedere le ossa rinsecchite divenire vitali e infuse di spirito”. Padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, nel quaderno  4.093 in uscita sabato 2 gennaio 2021, ma anticipato come di consueto al Sir, analizza le ragioni che spingono il Papa, accogliendo l’invito della Repubblica d’Iraq e della Chiesa cattolica locale, a compiere un viaggio apostolico nel Paese dal 5 all’8 marzo 2021, visitando Baghdad, la piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, Erbil, Mosul e Qaraqosh.
“La notizia del viaggio ha chiuso il 2020 e ha aperto, nella speranza, il 2021”, osserva il gesuita sottolineando che “senza dimenticare la condizione di pandemia da Covid-19”, vi è “una sorta di pandemia dello spirito e dei rapporti sociali della quale quella del coronavirus diventa simbolo e immagine” e questo viaggio “si deve inquadrare in questa emergenza sanitaria dello spirito come missione della Chiesa in quanto ‘ospedale da campo'”. Luogo idea­le la piana di Ninive, occupata da parte del sedicente “Stato Islamico” tra il 2014 e il 2017, e Ur dei Caldei, luogo di origine delle tre religioni abramitiche: ebraismo, cristianesimo e islam.
“Bisogna tornare al luogo d’origine dell’arca di Noè, alla Mesopotamia, dunque. E il Papa lo farà fisicamente. L’arca riappare nel luogo nel quale è stata concepita per spaccare il mare ghiacciato dell’indifferenza”, chiosa ancora Spadaro, secondo il quale “Francesco da qui potrà evocare un ‘nuovo umanesimo’, che in Fratelli tutti descrive così: ‘Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!'”.

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