Missioni: “Il Ponte d’Oro”, quale presepe nell’Africa sub-sahariana, a Betlemme o nella foresta amazzonica?

Il numero di novembre/dicembre della rivista per ragazzi “Il Ponte d’Oro”, edita dalla Fondazione Missio (www.missioitalia.it), è completamente dedicato al Natale. Sin nell’editoriale si invita a guardare al 25 dicembre come a una festa per tutti. Anche se – si legge nel testo – “sappiamo che non è così per chiunque. Accanto a noi, magari tra i nostri parenti o vicini di casa, c’è chi soffre, chi è solo, chi non avrà compagnia né doni. E anche in tante altre città o villaggi nel mondo ci saranno bambini poveri o malati che vivranno un Natale ben diverso dal nostro”. Ed è proprio su questi ultimi che si concentra il dossier del numero, dal titolo “È ancora presepe”: che festa vivranno le popolazioni dei luoghi del mondo dove ingiustizia, sofferenza, povertà sono all’ordine del giorno? Se Gesù nascesse oggi, cosa troverebbe nell’Africa sub-sahariana, dove la povertà endemica si sta aggravando anche a causa delle conseguenze della pandemia? E nella foresta amazzonica, dove gli incendi si intensificano e le popolazioni indigene sono sempre più in pericolo? E nella Betlemme di oggi, dove le libertà personali e i movimenti sono limitati a causa della barriera di separazione che isola i Territori palestinesi? Il dossier permette di viaggiare in questi tre luoghi della Terra e invita i giovani lettori a immaginare qui l’ambientazione del loro presepe, lanciando una sfida: costruirlo, fotografarlo e inviare gli scatti in redazione, perché le realizzazioni più originali possano essere pubblicate sui prossimi numeri della rivista.
Le altre rubriche offrono storie di missionari e letture interessanti: come i fumetti che presentano san Nicola di Bari, considerato da alcuni l’ispiratore della figura di Babbo Natale; o come l’“Intervista impossibile” fatta ai Magi, per scoprire che non sono né tre, né re. E ancora: la storia di Lucia, giovane della Guinea-Bissau che è riuscita a scampare alla sorte di sposa-bambina a 15 anni; e il servizio di fratel Alessandro Bonfanti in una farmacia di Iringa (Tanzania), che insegna che si può essere missionari ovunque.

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