Etiopia: Amnesty, “proteggere i civili nel Tigrè e garantire accesso organizzazioni umanitarie”

Dopo l’ultimatum di 72 ore dato il 23 novembre dal primo ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed al Fronte di liberazione popolare del Tigrè e in vista dell’offensiva militare sulla capitale Macallè, Amnesty international ha lanciato un appello a tutte le parti in conflitto “affinché proteggano i civili e garantiscano l’accesso degli osservatori sui diritti umani e delle organizzazioni umanitarie”. Amnesty è preoccupata per una dichiarazione fatta alla tv di Stato dal portavoce militare delle forze armate federali, il colonnello Dejene Tsegaye: “Vogliamo inviare questo messaggio alla popolazione di Macallè: mettetevi in salvo dai colpi di artiglieria, liberatevi voi stesse dalla giunta (che vi governa, ndr). Dopo, non avremo più pietà!”. Amnesty chiede a tutte le parti in conflitto di “non colpire obiettivi civili come ospedali, scuole, istituzioni religiose e aree residenziali; evitare di collocare strutture militari nei pressi o all’interno dei centri abitati e assicurare che i civili non saranno usati come scudi umani; non usare armi con effetto ad ampio raggio (artiglieria, mortai e bombe aree prive di guida) nei centri abitati e in altre zone dov’è concentrata la popolazione civile; garantire pieno accesso alle organizzazioni umanitarie in tutto il Tigrè, dove dopo l’offensiva militare lanciata il 4 novembre c’è grande bisogno di aiuti militari; garantire pieno accesso nel Tigrè agli osservatori sui diritti umani; chiedere l’appoggio di enti regionali e internazionali per assicurare indagini appropriate sulle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario; ripristinare immediatamente le comunicazioni telefoniche e Internet nel Tigrè nel rispetto del diritto alla libertà d’espressione”.

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