Attentato a Nizza: messa in ricordo di Vincent, Nadine e Simone. Mons. Marceau (vescovo), “qui per chiedere la forza di essere artigiani della pace”

Nella penombra della sera, a luci spente, in raccoglimento, silenzio e preghiera, si è celebrato ieri sera nella basilica Notre-Dame de l’Assomption di Nizza il rito penitenziale di riparazione e subito dopo la messa in ricordo di Vincent, Simone e Nadine, le tre vittime dell’attacco all’arma bianca perpetrato giovedì scorso per opera di un estremista islamico di origini tunisine. “Siamo qui – ha detto il vescovo André Marceau, prendendo la parola sul sagrato della basilica – per “confidare a Dio la nostra angoscia, la nostra pena, il nostro dolore, i nostri sentimenti di rivolta forse, la nostra incomprensione ma soprattutto per chiedere la forza di essere artigiani di pace”.
All’interno della Basilica, erano ammessi per motivi sanitari solo i parrocchiani. Molte autorità politiche e civili hanno però voluto essere presenti e fuori dalla Chiesa, presidiati dalle forze dell’ordine, centinaia di persone hanno seguito le due celebrazioni. Il rito di riparazione – ha spiegato la diocesi – è necessario quando un fatto grave come un omicidio viene commesso all’interno di un luogo sacro. La basilica – ha detto il vescovo Marceau – “è stata consacrata per essere il segno di una presenza, quella di Dio, nel cuore della vita degli uomini”. E Dio “si è offerto per tutti sulla Croce. È parola di amore, di pace, di riconciliazione e di perdono”. Ma proprio qui, tra queste mura sacre, giovedì “l’abominio di un gesto terroristico ha colpito la destinazione e la vocazione stessa di questo luogo. Uccidere, negare la vita, osare la barbarie, attentare il Dio creatore e salvatore, il suo progetto di amore per gli uomini. Le pietre non possono non gridare il loro orrore davanti ad un atto di odio, di violenza e di morte. Le tre persone morte, Vincent, Nadine, Simone: con loro tutti gli uomini sono stati stati profanati, uomini creati ad immagine e somiglianza di Dio”. “Vite rubate, in nome di un falso volto di Dio e di un’ideologia perversa, tossica, e omicida”.
I sacerdoti hanno celebrato il rito con paramenti di color viola. La chiesa è stata immersa nell’oscurità e con l’altare spoglio. Lasciato il sagrato, il vescovo ha cosparso le pareti della basilica con l’acqua santa, “segno di conversione” che porta “nel cuore del mistero di un Dio d’amore”. La luce si è quindi riaccesa e il vescovo e i sacerdoti hanno indossato abiti bianchi, come simbolo del “passaggio dalle tenebre alla luce”. A quel punto è iniziata la messa dedicata alla festa di Ognissanti. La Croce di Cristo presente in ogni chiesa – ha detto il vescovo nella omelia – “è sempre segno dell’accoglienza, segno di un Dio dal cuore e dalle braccia aperte, di un Dio che propone a tutti un cammino di vita”.

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