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Papa Francesco: udienza, “abbiamo bisogno di cristiani zelanti, che abbiano il coraggio di dire: ‘questo è un assassinio'”. La preghiera non è “truccarsi l’anima”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Quanto bisogno abbiamo noi di credenti, di cristiani zelanti, che  a persone che hanno responsabilità dirigenziali agiscono col coraggio di dire: ‘Questo non va fatto, questo è un assassinio!’”. Lo ha esclamato, a braccio, il Papa, che ha dedicato la catechesi dell’udienza di oggi alla figura di Elia, “uomo di vita contemplativa e, nello stesso tempo, di vita attiva, preoccupato delle vicende del suo tempo, capace di scagliarsi contro il re e la regina, dopo che questi avevano fatto uccidere Nabot per impossessarsi della sua vigna”. “Avremmo bisogno di persone come Elia”, ha proseguito Francesco a braccio, che “ci mostra che non deve esistere dicotomia nella vita di chi prega: non c’è differenza, si sta davanti al Signore e si va incontro anche ai fratelli a cui lui ci invia”. “La preghiera non è un rinchiudersi con il Signore per truccarsi l’anima”, la denuncia ancora fuori testo: “Questa è finta preghiera. La preghiera è un incontro con Dio e lasciarsi inviare per servire i fratelli”. “Il banco di prova della preghiera è l’amore concreto per il prossimo”, il monito del Papa: “E viceversa: i credenti agiscono nel mondo dopo aver prima taciuto e pregato; altrimenti la loro azione è impulsiva, è priva di discernimento, è un correre affannoso senza meta”. “E quando i credenti fanno così, ci sono sempre ingiustizie”, la tesi a braccio di Francesco: “perché non sono andati prima a pregare, a chiedere al Signore cosa dovevano fare”.

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