Otto marzo: mons. Savino (Cassano all’Jonio), “la Chiesa ha bisogno delle donne. Perdono per tutte le volte in cui clericalismo e cultura patriarcale hanno prevalso”

“La Giornata internazionale della donna, memoria della lotta epocale che vi ha rese pienamente partecipi della vita civile in molti Paesi del mondo, è occasione per tutti di verifica e di gioia. Di gioia, perché la giustizia rende ogni convivenza più ricca; di verifica, perché la strada da fare è ancora molta. E voi lo sapete bene. Come vescovo, dunque, non posso non mettermi al vostro fianco: ogni giorno, naturalmente, ma specialmente in questo, per il suo valore così simbolico. Desidero gioire con voi, ma allo stesso tempo contribuire alla riflessione, che deve essere di tutti, su ciò che nelle nostre comunità e in ogni cultura deve ancora avvenire perché fraternità, sororità e amicizia sociale distruggano i muri e le discriminazioni di genere”. È quanto scrive mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, in un messaggio rivolto a tutte le donne. “Pur fra lentezze e contraddizioni tipiche di ogni storia umana – scrive –, la storia della Chiesa ha visto molte volte le donne protagoniste di un’opera riformatrice e anticipatrice. Ogni secolo ha le sue sante, spesso riconosciute dopo essere state inascoltate e contestate: la corsa del Vangelo deve loro moltissimo”. Da questa vicenda bimillenaria – evidenzia –, “così come dalle lotte e dalle trasformazioni sociali che hanno avuto le donne come protagoniste negli ultimi due secoli, credo come vescovo di potere osservare qualcosa che è sotto gli occhi di chi ogni giorno gode della vostra presenza. Papa Francesco lo esprimerebbe così: più che di occupare spazi, voi siete preoccupate di avviare processi. Se più spazio vi è dovuto – ovunque e quindi anche nella Chiesa – è perché libera tutti dalla sterilità del potere la tenacia con cui non vi fermate davanti agli ostacoli, intuite un altro punto di vista, riaprite situazioni chiuse, cucite gli strappi, intravvedete soluzioni diverse”. “La Chiesa ha bisogno di voi, dunque, per essere un’oasi in cui partecipare dal vivo al nuovo che Gesù ha portato e che può liberare dal male ogni ambito di vita. Nel sostenere quindi il vostro impegno e le vostre lotte – conclude –, voglio anzitutto chiedere perdono per tutte le volte che il clericalismo e una cultura patriarcale hanno prevalso e per quando, ancora oggi, noi uomini di Chiesa non ascoltiamo davvero quello che voi ci dite e ci mostrate”. Come ogni anno, mons. Savino, attraverso il direttore della Caritas diocesana, don Mario Marino, ha fatto giungere le mimose alle detenute della Casa circondariale “Rosetta Sisca” di Castrovillari, come simbolo di libertà, un simbolo di quella libertà che rispetta la propria vita e quella degli altri.

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