Tre operai morti e altrettanti feriti: Di Bella (Anmil), “una strage senza fine. Serve un cambio di passo immediato e radicale”

Tre vite spezzate e tre feriti gravi in poche ore. È il bilancio drammatico di questa mattinata che, ancora una volta, ricorda come il lavoro in Italia continui troppo spesso a trasformarsi in morte. “A pochi giorni dal secondo anniversario della strage di Brandizzo, in cui cinque lavoratori persero la vita travolti da un treno in corsa, ci troviamo di fronte all’ennesimo lunedì che somiglia a troppi altri: 3 morti e 3 feriti. Una strage silenziosa, quotidiana, che colpisce di fronte agli occhi delle famiglie, dei colleghi e di un’intera società che non può dirsi civile se non è in grado di garantire luoghi di lavoro sicuri”, dichiara il presidente nazionale dell’Anmil, Antonio Di Bella.
Un operaio di 48 anni è morto questa mattina a Monza dopo essere rimasto schiacciato da un macchinario in un’azienda che produce valvole industriali, mentre un operaio di 69 anni, di origini egiziane, è morto a Torino cadendo dal cestello di una gru e con lui un collega che si trovava ai piedi della gru è rimasto ferito ed è sotto shock. E ancora, un operaio di 53 anni è morto a Riposto, nel Catanese, precipitando da un’impalcatura mentre era impegnato nell’ampliamento di capannoni di una ditta di serramenti per edilizia.
Nella stessa mattinata due gravi infortuni: un operaio di 37 anni è precipitato per 10 metri da un’impalcatura di un cantiere a Monza e a Monfalcone un uomo di 45 anni, dipendente di un’azienda che si occupa di verniciature industriali, è stato investito da un muletto, guidato da un collega, che procedeva in retromarcia.
“Non possiamo più accettare che il dolore e l’indignazione si ripetano ogni giorno senza un cambiamento concreto. I numeri parlano chiaro: nei primi sette mesi del 2025 l’Inail ha registrato 607 morti sul lavoro, con un aumento del 5,2% rispetto all’anno precedente. Le denunce di infortunio hanno già raggiunto quota 349.444, mentre le malattie professionali sono cresciute del 9,9%, raggiungendo le 59.857 denunce”, continua il presidente dell’Anmil.
“Come Anmil chiediamo un cambio di passo immediato e radicale: più prevenzione, più controlli, più formazione mirata. Le norme non devono restare parole sulla carta, ma trasformarsi in tutele concrete nei cantieri, nelle fabbriche, in ogni luogo di lavoro. Serve soprattutto una vera svolta culturale: la sicurezza non è un costo da contenere, ma un valore imprescindibile da difendere ogni giorno.
Alle famiglie colpite da queste tragedie va la nostra vicinanza e il nostro sostegno. Sappiamo bene – forse più di chiunque altro – cosa significhi affrontare questo dolore tanto improvviso quanto devastante. E continueremo a batterci, senza sosta, perché nessuno debba più pagare con la propria vita il diritto al lavoro”, conclude Di Bella.

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