“Rivoluzione dell’amore”. Questo termine usato da Papa Leone XIV racchiude il “Programma del mio ministero e del nostro comune discepolato!”. Lo ha detto ieri sera il nuovo vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, mons. Santo Marcianò, nell’omelia di inizio ministero nella cattedrale di Frosinone. Poco prima la lettura della Bolla papale di nomina e la consegna del pastorale da parte del predecessore, mons. Ambrogio Spreafico. Per l’arcivescovo Marcianò la “rivoluzione dell’amore ci coinvolge sul piano personale, dunque è prima di tutto interiore”. Rivolgendosi ai giovani che “ci pone dinanzi l’amore non solo come sentimento, ma come dinamica di tutta la persona: corpo, psiche, spirito, intelligenza, volontà. L’hanno capito bene Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, che il Papa proprio oggi ha proclamato Santi: due giovani come voi, i quali hanno scelto di donarsi per amore, diventando dono per tutti”. Mons. Marcianò ha quindi ricordato i tanti che hanno il “cuore spezzato da tribolazioni o sofferenze che li toccano personalmente”: “bisogna lasciarsi spezzare il cuore dalle immagini strazianti della guerra, con le morti continue e crudeli dei bambini, così come dalle tante situazioni di povertà, rifiuto, isolamento, bisogno che sono tra noi. Quanti sofferenti abitano le nostre città… quanti si prendono cura dei loro cuori spezzati, lasciandosi spezzare a loro volta il cuore! Non siete soli, vorrei gridarlo a tutti: la Chiesa non vi lascia soli! Sono fortemente convinto che nessun programma pastorale può esistere laddove non ci si impegni a superare l’indifferenza che, diceva Madre Teresa di Calcutta, è oggi il più grande male”. Il Vangelo – ha quindi aggiunto – “ci consegna l’impegno a essere comunità che mette l’altro al centro; che impara a camminare insieme accorgendosi di chi resta indietro, di chi perde le forze, di chi forse ha gettato la spugna e pensa che non ci sia più nulla da fare. È questo il cuore della Chiesa in cammino sinodale!”. “Aiutatemi voi, prima di tutto voi sacerdoti, parte amata del mio ministero, a percorrere questo cammino che, solo, farà crescere la Chiesa e ci farà crescere nell’amore”, ha detto ancora il presule parlando di unità: “la vera Rivoluzione, oggi, è ripartire da tale unità. È cambiare la prospettiva dell’individualismo imperante che sa di egoismo e solitudine, violenze e abusi, disperazione e morte: quanti problemi, anche etici, hanno qui la loro radice più profonda e necessitano di essere passati al vaglio dell’amore!”. Poco prima, incontrando il Consiglio comunale di Frosinone ha detto che “Chiesa e Istituzioni” devono collaborare e seguire un “cammino comune” perché la “città non è semplicemente un perimetro spaziale ma rappresenta una terra, una storia, una cultura e, soprattutto, un insieme di relazioni che caratterizza l’essere umano e gli permette di stare al mondo sentendosi a ‘casa’”.