Cile: Amnesty International, a 50 anni da colpo di Stato “memoria storica fondamentale per il futuro del Paese”

“Per sanare le ferite provocate dal regime militare di Augusto Pinochet, il Cile deve imparare dalla sua storia e ricostruire le basi di una società più rispettosa della dignità umana”. È quanto ha dichiarato Amnesty International in occasione delle commemorazioni del cinquantesimo anniversario del colpo di Stato, che diede il via a innumerevoli crimini di diritto internazionale e a crudeli violazioni dei diritti umani.
Secondo i dati ufficiali, le persone torturate, uccise, arrestate e scomparse sotto il regime furono 40.175. L’Osservatorio sulla giustizia transizionale segnala che in oltre il 70% dei casi di persone uccise o scomparse non ci sono state verità, giustizia né riparazione.
“La ricerca delle persone arrestate e poi scomparse non è solo una questione di giustizia, ma anche di umanità. Individuare i luoghi di sepoltura, identificare le vittime e restituire i loro corpi non solo allevierà la sofferenza delle famiglie ma potrà anche aiutare a sanare le profonde ferite presenti nella società cilena. Perché ciò accada, è fondamentale che coloro che si sono ostinati a non rivelare tutte le informazioni di cui sono a conoscenza siano chiamati finalmente a fornirle. Ciò, insieme ad altri provvedimenti annunciati recentemente dal governo, sarà fondamentale perché il Piano nazionale di ricerche compia il suo dovere”, ha dichiarato Rodrigo Bustos, direttore generale di Amnesty International Cile.
È necessario che il Congresso si renda disponibile a fare passi avanti verso la giustizia e sostenga i progetti proposti dal governo. L’eliminazione del carattere segreto delle leggi vigenti durante il regime di Pinochet e l’abolizione della confidenzialità delle testimonianze delle vittime di tortura nella Commissione Valech potranno incamminare il Cile nella direzione di un Paese che ha saldato i suoi debiti in materia di diritti umani. Per Amnesty, “la memoria storica è un pilastro fondamentale per evitare che fatti così devastanti si ripetano”.
“I luoghi della memoria dovranno essere rispettati, curati e trattati con dignità affinché possano svolgere la loro funzione educativa. Saranno un ricordo per le nuove generazioni affinché non dimentichino mai le atrocità commesse all’epoca e crescano con la convinzione che esse non dovranno ripetersi mai”, ha sottolineato Bustos.
Mentre oggi le vittime, le loro famiglie e i gruppi per i diritti umani continuano, dopo decenni, a chiedere giustizia, “alcune figure pubbliche e autorità dello Stato si rendono irresponsabilmente promotrici di discorsi d’odio”, denuncia l’organizzazione. “Non possiamo permettere che l’oblio e i discorsi d’odio si propaghino nella società. Mantenere viva la memoria è cruciale per evitare che le nuove generazioni debbano subire le atrocità che subimmo noi nel passato. Un fermo ripudio delle violazioni dei diritti umani e un impegno ferreo in favore della verità, della giustizia, della riparazione, insieme a garanzie di non ripetizione, sarebbero un segnale potente che questo paese merita”, ha concluso Bustos.

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