Parlamento Ue: “case green”, nuovi edifici a emissioni zero a partire dal 2028. Esclusi monumenti e chiese

foto SIR/Marco Calvarese

(Strasburgo) Secondo la proposta di legge per aumentare il tasso di ristrutturazioni degli edifici e ridurre consumo energetico ed emissioni nel settore edilizio, approvgata oggi dall’Eurocamera, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è fissata al 2026. Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno inoltre dotarsi – sempre secondo gli eurodeputati – di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a r- istrutturazioni importanti la data limite è il 2032. “Gli edifici residenziali – specifica una nota – dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033”. Per prendere in considerazione le differenti situazioni di partenza in cui si trovano i parchi immobiliari nazionali, nella classificazione di efficienza energetica, che va dalla lettera A alla G, la classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro.
“Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche (ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento) dovranno essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio”. I Paesi Ue stabiliranno le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione.
I deputati chiedono che i piani nazionali di ristrutturazione “prevedano regimi di sostegno per facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti”.
La nuova normativa non si applica ai monumenti, e i Paesi Ue avranno la facoltà di escludere anche edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici, quelli utilizzati temporaneamente, chiese e luoghi di culto. Gli Stati membri potranno inoltre estendere le esenzioni anche a edifici dell’edilizia sociale pubblica.

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