Sinodo: don Rush (teologo), attenzione alle “trappole” su “modi di pensare che non sono di Dio”

“Nel corso delle quattro sessioni del Concilio, uno dei principali punti di tensione ricorrenti fu la questione della tradizione”. Lo ha ricordato don Ormond Rush, teologo australiano, intervenendo alla sedicesima Congregazione generale del Sinodo sulla sinodalità, in corso in Aula Paolo VI fino al 29 ottobre. Secondo il Concilio, sono tre i “modi interconnessi attraverso i quali lo Spirito Santo guida lo sviluppo della tradizione apostolica: il lavoro dei teologi, l’esperienza vissuta dei fedeli e la supervisione del magistero”. “Sembra una Chiesa sinodale”, ha commentato il teologo, citando il pensiero di Joseph Ratzinger in materia: “Non tutto ciò che esiste nella Chiesa deve per questo essere anche una tradizione legittima. C’è una tradizione distorta e una legittima. Di conseguenza, la tradizione non deve essere considerata solo in modo affermativo, ma anche critico; abbiamo la Scrittura come criterio per questa indispensabile critica della tradizione, e la tradizione deve quindi essere sempre riferita ad essa e misurata con essa”. Un tema, questo, ripreso anche da Papa Francesco nel suo discorso in occasione del 25° anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica: “La tradizione è una realtà viva e solo una visione parziale considera il ‘deposito della fede’ come qualcosa di statico. La Parola di Dio non può essere tarpata come una vecchia coperta nel tentativo di tenere lontani gli insetti! No. La Parola di Dio è una realtà dinamica e viva, che si sviluppa e cresce perché mira a un compimento che nessuno può fermare”. Nella Dei Verbum, ha sottolineato Rush, la rivelazione divina “è presentata come un incontro continuo nel presente, e non solo come qualcosa che è accaduto nel passato”. Di qui la necessità di “essere attenti alle trappole, dove potremmo essere trascinati in modi di pensare che non sono di Dio”. “Queste trappole – ha concluso il teologo – potrebbero consistere nell’essere ancorati esclusivamente al passato, o esclusivamente al presente, o nel non essere aperti alla futura pienezza della verità divina a cui lo Spirito di Verità sta conducendo la Chiesa. Discernere la differenza tra opportunità e trappole è compito di tutti i fedeli – laici, vescovi e teologi – tutti, come insegna la Gaudium et Spes”.

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