Sinodo: card. Bo, “ambiente in pericolo”, “continuiamo il nostro cammino sinodale pieno di lacrime”

(Foto Vatican Media/SIR)

“In questo Sinodo, una delle nostre grandi preoccupazioni è l’eredità che lasceremo alla prossima generazione”. Lo ha testimoniato il card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar) e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fcea), nell’omelia della messa che nella basilica di San Pietro ha inaugurato l’ultima settimana del Sinodo sulla sinodalità, in corso in Aula Paolo VI fino al 29 ottobre. “L’ambiente è stato preso in prestito dai giovani, e l’eredità che spetta loro, un mondo più pacifico in cui l’integrità della creazione è intatta, è in pericolo”, il grido d’allarme del cardinale: “Il riscaldamento globale ha devastato le comunità e i mezzi di sussistenza di milioni di persone, minacciando di sfuggire alla prossima generazione”. “Come vescovi dell’Asia, siamo ben consapevoli dei danni ambientali inflitti alla nostra regione a causa delle catastrofi dovute al clima”, ha ricordato Bo: “Abbiamo una popolazione significativa di comunità cristiane indigene, in particolare nel Mar Cinese Meridionale, nell’India centrale, in Vietnam e in Myanmar. Queste comunità hanno protetto la natura, ma hanno anche sofferto per le ideologie moderne, la colonizzazione e lo sfruttamento delle risorse”. “Mentre la Fabc celebra i suoi cinquant’anni, richiamiamo l’attenzione del mondo sulla distruzione di enormi distese di foreste, i polmoni del nostro pianeta in quelle regioni, e sull’aumento della violenza nei confronti di queste popolazioni indigene”, l’appello del porporato: “L’Asia è il luogo di nascita delle principali religioni del mondo ed è in questa regione che il messaggio di Gesù ha messo le prime radici. La Chiesa in Asia ha affrontato diverse sfide nel corso della storia, ma rimane vibrante e giovane”. “Accogliamo con ottimismo l’invito all’Asia a diventare il XXI secolo per Cristo, ispirati dal cammino sinodale della Chiesa globale”, ha assicurato Bo: “Non c’è luogo in Asia dove il cammino della fede cristiana debba affrontare più sfide che in Myanmar. Il nostro piccolo gregge è attualmente disperso per via di disastri naturali e crisi provocate dall’uomo, che causano crisi multidimensionali e immense sofferenze. Il nostro popolo è in esodo. Le case sono scomparse, le chiese hanno sopportato il peso della crudeltà e la Via Crucis è una realtà dolorosa in molte parti dell’Asia. Tuttavia, come le donne fedeli che hanno seguito Gesù lungo la Via Crucis, la Chiesa in Myanmar e in Asia investe nella speranza della riconciliazione. Continuiamo il nostro cammino sinodale pieno di lacrime, confidando che, come quelle donne, vedremo guarite tutte le ferite, e che una nuova alba di speranza, pace e giustizia risplenderà su ogni nazione a lungo sofferente. Preghiamo perché la Chiesa cattolica, sotto la guida di Papa Francesco, conduca l’intera famiglia umana nel lungo cammino di guarigione del nostro mondo e del nostro pianeta, guidandoci infine a un nuovo cielo e una nuova terra”.

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