Benedetto XVI: Tanzella Nitti (Univ. Santa Croce), “ci insegna ad amare la profondità, la ricerca della verità e il silenzio della preghiera”

“Joseph Ratzinger è stato un maestro, come pochi nel Novecento, forse il più grande. Il suo contributo alla teologia, almeno in termini di scritti, riflessioni e profondità di interventi, non ha paragoni. La sua capacità di dialogo con il mondo intellettuale, con politici e con filosofi, ma anche con artisti e musicisti, credenti e non credenti lo colloca al livello di Giovanni Paolo II”. Lo scrive Giuseppe Tanzella-Nitti, ordinario di teologia fondamentale alla Pontificia Università della Santa Croce, nell’editoriale di gennaio del sito Disf  di cui è direttore.
Un pontificato “segnato da molteplici difficoltà, critiche mirate, anche tradimenti”. “I suoi contributi in ambito filosofico e teologico – osserva Tanzella-Nitti – si collocano su un piano e in un contesto assai lontani dal rumore di fondo dei media e dai giudizi di un’opinione pubblica volubile e poco documentata. Il suo appello ad ‘allargare i confini della razionalità’, la passione con cui ha promosso la ricerca della verità in tutti gli ambiti del sapere, la sua rivalutazione della legge morale naturale, il suo desiderio di un’esegesi biblica che nutrisse la fede e non la ostacolasse, la sua visione della tradizione come luogo del progresso della Chiesa lungo la storia, ma anche il suo amore alla liturgia, la sua sensibilità per l’arte sacra e la musica sacra” sono “tutti temi di una docenza universitaria e poi di un magistero ecclesiale che rappresenta ormai un’eredità preziosa. Eredità consegnata, che non ci sarà più tolta”.
Il messaggio che ci giunge dagli ultimi anni di Joseph Ratzinger, dopo le dimissioni dal suo pontificato, “è un messaggio prezioso. La Chiesa e l’umanità vanno sostenute anche con il sacrificio e con la preghiera, non di rado con il nascondimento, con il silenzio. Interventi assai misurati quelli che giungevano dalle mura del monastero Mater Misericordiae, finalizzati a chiarire equivoci, a puntualizzare circostanze, sempre consegnati per amore della verità. L’augurio di un anno che si chiude, e che vede inaspettatamente sovrapporsi la data della scomparsa di chi per 8 anni era stato vescovo di Roma – conclude l’editoriale -, può tramutarsi nell’augurio a saper amare, con Joseph Ratzinger, la profondità, la ricerca della verità, il silenzio della preghiera”.

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