Processo in Vaticano: card. Becciu diffonde lettera scritta al Papa, “la vendetta la sto pagando da due anni”

“Sono spiacente, ma non posso non manifestarle la mia profonda costernazione di fronte alla pubblicazione delle foto che ritraggono la signora Chaouqui ammessa al baciamano”. Comincia così la lettera inviata dal cardinale Angelo Becciu a Papa Francesco, resa nota durante la dichiarazione spontanea al termine dell’udienza di oggi relativa al processo in corso in Vaticano per gli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra. “Quando nel 2017 – scrive il cardinale esprimendo il suo ‘disappunto’ al Santo Padre – le presentai, caldeggiandola, la domanda di grazia di detta signora per condonarle i pochi mesi che le mancavano all’estinzione della pena, lei mi rispose, in un tono severo che mai le avevo visto, in questi termini: ‘La mia risposta è negativa e Lei non mi deve mai più menzionare questo nome. Inoltre rimane valido per sempre il divieto di farla entrare in Vaticano’. In tali termini, come Sostituto, io risposi a nome suo alla signora. Questa reagì pesantemente accusandomi di essere stato io ad oppormi alla grazia e minacciandomi vendetta crudele nei miei confronti. La vendetta la sto pagando da due anni ed è sotto gli occhi del mondo intero”. Poi il riferimento ad un baciamano durante l’udienza del 19 agosto 2022: “Con il baciamano di ieri – denuncia il cardinale – io sono stato smentito pubblicamente e la signora acquisterà maggiore forza per continuare a demolirmi con tutti i satanici mezzi di cui e capace”. Ma “il fatto più grave”, secondo Becciu, si inserisce nel contesto del processo penale in corso nei suoi confronti: “Con il gesto di ieri Lei, Santo Padre, ha rotto il tanto conclamato suo impegno di neutralità nel processo. Lei saprà che detta signora appare dagli atti giudiziari come una delle mie accusatici, ora ricevendola lei ha manifestato solidarietà con essa e indiretto sostegno alle sue tesi accusatorie nei miei confronti”. “In termini processuali il suo atto non sarà visto come promanante dal Papa ma dal Primo Magistrato dell’ordinamento giuridico dello Stato del Vaticano, e quindi come un’ingerenza nel processo”, la conclusione della missiva.

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