Perù: Gesuiti, condanna all’uso “sproporzionato della forza nel contenimento della forza”. Trovati proiettili nei corpi delle persone morte a Juliaca

“Neppure un morto in più”. Questo il titolo del pronunciamento della provincia peruviana della Compagnia di Gesù, di fronte alle violenze dei giorni scorsi e agli scontri tra manifestanti e polizia, che hanno provocato dall’inizio della settimana circa venti morti e numerosi feriti. “Noi gesuiti del Perù – si legge nella nota – manifestiamo la nostra condanna per l’uso sproporzionato della violenza da parte dello Stato, nel contenimento della protesta che si alza in varie località del Paese”. I gesuiti chiedono a “quanti approfittano delle attuali circostanze per delinquere o cercare di imporre logiche e interessi di violenza a non delegittimare on le proprie azioni il diritto costituzionale e la protesta pacifica che è diritto di tutti i peruviani”. Al tempo stesso, chiedono con forza alle autorità politiche “di prendere decisioni orientate a una via d’uscita concordata alla crisi, e di porre sempre davanti a tutto il rispetto per la vita, dono supremo di Dio secondo le nostre convinzioni cristiane”. Nel frattempo, le proteste sono continuate anche ieri, nelle regioni meridionali, a Cuzco e nella stessa capitale Lima. Un adolescente ferito nel massacro di lunedì scorso a Juliaca (Puno) è morto per le ferite riportate, mentre in almeno nove delle 18 vittime civili negli scontri sono stati rinvenuti proiettili.

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