Iraq: Save the Children, “a otto anni dal genocidio i bambini yazidi vivono ancora nella paura”

I bambini yazidi, le cui vite sono state sconvolte dagli attacchi dell’Isis nel nord dell’Iraq otto anni fa, non devono essere dimenticati dalla comunità internazionale. Lo chiede Save the Children, ricordando che circa 400.000 yazidi – un gruppo etnico e religioso minoritario – sono stati catturati, uccisi o costretti a fuggire dalla loro patria originaria di Sinjar nell’agosto 2014, dopo che l’Isis ha attraversato il confine dalla Siria. Le Nazioni Unite hanno riconosciuto il trattamento riservato agli yazidi come genocidio. Quasi 3.000 donne e ragazze sono state rapite, hanno subito stupri e altre forme di violenza sessuale e molte sono ancora disperse. I ragazzi sono stati separati dalle loro famiglie e reclutati forzatamente nell’Isis. Otto anni dopo, molti bambini yazidi sono ancora sfollati dalle loro comunità. Save the Children ha parlato, oltre che con 33 caregivers, con 117 bambini di età compresa tra i 7 e i 17 anni, che erano molto piccoli o appena nati quando hanno perso madri, padri, fratelli e parenti a causa delle violenze. Tra gli adolescenti, 39 dei 40 coinvolti nello studio hanno dichiarato di non sentirsi al sicuro nel luogo in cui vivono e di temere, tra le altre cose, rapimenti, violenze sessuali, reclutamento da parte di gruppi armati e ulteriori perdite o separazioni familiari. “Ogni giorno vediamo bambini che imbracciano armi e lavorano con le forze di sicurezza e gruppi armati”, ha raccontato Khalid (nome di fantasia), un bambino di non più di 10 anni. Alcuni bambini hanno dimenticato la loro lingua madre, il Kurmanji, perché o sono nati in prigionia e non l’hanno mai imparata, rendendo difficile la comunicazione e il contatto con le loro famiglie e la reintegrazione nelle loro comunità. L’impatto sulla salute mentale delle bambine sopravvissute si manifesta con il disturbo da stress post-traumatico, la depressione e altri gravi esiti sulla salute fisica e mentale. Save the Children chiede alla comunità internazionale di collaborare con il governo iracheno e con il governo regionale del Kurdistan per istituire servizi specializzati per il reinserimento dei bambini yazidi nelle loro comunità, per investire in istruzione e infrastrutture di qualità nelle comunità yazidi e garantire che i bambini sopravvissuti alle violenze sessuali e al reclutamento possano rientrare nel sistema scolastico con un supporto psicosociale e di salute mentale.

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