Migranti: appello delle Ong, “no a hot spot e navi quarantena a Lampedusa”

“Accogliamo con favore l’iniziativa del Comune di Lampedusa e Linosa, che vuole portare le isole in un ‘percorso per la pace’ – un processo visionario per l’umanità, invitando e coinvolgendo anche tutti gli attori civili del soccorso in mare”. Lo scrivono in un comunicato congiunto firmato da 12 Ong, tra cui Alarm Phone, Mediterranea Saving humans, Borderline Europe, Emergency, Iuventa crew, Louise Michel, Medici senza frontiere, Mission Lifeline, R24sailtraining, Resqship, Sea eye, a proposito dell’evento che si svolgerà dal 28 al 30 aprile a Lampedusa, per iniziativa del Comune. “Noi riconosciamo Lampedusa come ‘isola che salva’, come approdo naturale per migliaia di donne, uomini e bambini che attraversano il mare, mentre migrano o fuggono da condizioni disumane”. Le Ong impegnate nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo ricordano che “salvare le persone non significa tenere gli esseri umani in campi o ‘hot spot’”. “Come possiamo vedere di fronte all’arrivo dei profughi dall’Ucraina – scrivono –, consentire che le persone si muovano liberamente in tutta Europa, dove hanno parenti e amici o altri contatti che permettono loro di essere accolti e di vivere nel modo migliore, è una decisione politica possibile. Vediamo invece come possa essere terribile la situazione opposta, nelle isole greche come Lesbo o Samos, dove le persone in movimento sono bloccate o addirittura detenute in enormi campi per mesi o anni, e dove viene creata, politicamente e artificiosamente, una situazione di crisi permanente”. Il sistema degli hot spot – “con la trasformazione delle isole di confine in zone militarizzate di emergenza – non potrà mai essere accettabile”, affermano, sostenendo la richiesta del sindaco di Lampedusa e Linosa di sostituire le “navi quarantena” con “un sistema rapido e permanente per trasferire le persone arrivate a Lampedusa verso la terraferma” ed evitare situazioni di emergenza. “Queste navi – sottolineano – non hanno mai avuto alcuna motivazione sanitaria valida per contrastare la pandemia. Piuttosto, sono state usate come ‘hot spot galleggianti’. Incentivano la discriminazione di trattamento, anche in relazione al Covid, per i migranti soccorsi in mare o arrivati sulle coste italiane dopo lunghe e pericolose traversate”. “Abbiamo bisogno di una Lampedusa accogliente e non di un’isola militarizzata con campi chiusi”, concludono.

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