Bolivia: vescovi, “c’è desiderio di pace, divisioni e ideologie ci impediscono di guardare al futuro”

(Foto: Ceb)

La casa di spiritualità “Cardenal Clemente Maurer” di Cochabamba ospita, a partire da ieri e fino al 29 aprile, l’assemblea dei 34 vescovi della Bolivia, che rifletteranno e analizzeranno questioni legate alla pastorale politica, istituzionale, economica, sociale ed ecclesiale del Paese. Un altro tema di grande importanza per la Chiesa boliviana è il Sinodo dei vescovi.
“In questa assemblea, fratelli vescovi, rifletteremo insieme sulla nostra missione al servizio della Chiesa in Bolivia”, ha affermato mons. Aurelio Pesoa Ribera, vescovo del vicariato apostolico del Beni, eletto nella scorsa assemblea presidente della Conferenza episcopale boliviana (Ceb). Mons. Pesoa ha evidenziato il desiderio di pace che provano i cittadini: “La Bolivia vuole la pace e la riconciliazione tra tutti. Noi boliviani abbiamo una vocazione e un desiderio di pace. Siamo un popolo che cerca la pace”. E ha proseguito: “Anche il nostro Paese, la Bolivia, è combattuto tra la polarizzazione e il confronto creati dalle ideologie, la ricerca del potere ci divide, ci impedisce di guardare al futuro, ci tiene aggrappati al passato, impedisce che il desiderio di riconciliazione nazionale diventi realtà”. I boliviani “sono interessati al progresso economico, che è sempre più minacciato, sono interessati ad avere un sistema educativo di vera qualità, in modo da uscire nel mondo, alla pari con gli altri. I nostri concittadini cercano di essere assistiti nei loro bisogni di salute quando loro o i loro parenti sono malati. Al popolo boliviano interessa avere un vero dialogo e un incontro fraterno per poter cercare insieme le strade e realizzare un vero progresso per tutti”. Ha concluso mons. Pesoa: “Ci interessa la libertà di pensare ed esprimere opinioni senza impedimenti, e senza stigmatizzazione, quando la pensiamo diversamente”. Il presidente della Ceb ha ribadito la richiesta della Chiesa per un sistema giudiziario, “indipendente dal potere politico, cioè al servizio del popolo, senza corruzione, degno e senza servilismo”.

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