Ucraina: Chiesa ortodossa legata a Mosca contro iniziative di legge che mirano “sfacciatamente di privare milioni di ucraini del diritto alla libertà di religione”

“Nonostante l’appello del Presidente Zelensky a non incitare all’odio religioso durante la guerra, i parlamentari ucraini hanno deciso attraverso iniziative legislative di vietare sfacciatamente e cinicamente le attività della Chiesa ortodossa ucraina e di privare milioni di ucraini del diritto alla libertà di religione”. Parole durissime quelle usate oggi dalla Chiesa ortodossa ucraina (legata al Patriarcato di Mosca) per criticare due disegni di legge presentati al parlamento ucraino: il primo è del 22 marzo scorso ed è relativo alla “proibizione del Patriarcato di Mosca sul territorio dell’Ucraina” mentre il secondo risale al 26 marzo e propone di modificare la legge “Sulla libertà di coscienza e le organizzazioni religiose” in un modo da vietare le attività di quelle organizzazioni religiose il cui centro di governo si trova al di fuori dell’Ucraina e “in uno stato riconosciuto dalla legge come aggressione militare contro l’Ucraina”. Così, si legge nel comunicato diffuso questa mattina: “Sebbene le forze dell’ordine non abbiano presentato denunce alla Chiesa ortodossa ucraina in merito alla violazione della sicurezza nazionale, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, i deputati nella loro nota esplicativa al disegno di legge fanno deliberatamente false accuse contro la Chiesa ortodossa ucraina nel tentativo di fuorviare i parlamentari ucraini”. “Inoltre, vietare alle persone di appartenere alla Chiesa ortodossa ucraina viola il loro diritto alla libertà di religione, che è contrario alla Convenzione europea sui diritti umani e alla Costituzione dell’Ucraina”. Nel comunicato, si fa notare anche come il Primate della Chiesa Ortodossa Ucraina, Sua Beatitudine Onufriy, Metropolita di Kiev e di tutta l’Ucraina, ha invitato tutti i fedeli a “difendere il nostro Stato e la sua integrità territoriale e sovranità”. Iniziative legislative di questo tipo rischiano di “rompere questa unità provocando polemiche su basi politiche, linguistiche e religiose”.

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