Ucraina: mons. Kulbokas (nunzio apostolico), “le bombe cadono ovunque. Come può l’umanità accettare una guerra così?”

“Ci sono città senza luce, senza riscaldamento, senza gas. Proprio questa mattina riflettevo su una cosa. Come può l’umanità accettare una guerra in cui un bambino, di 1 o 5 mesi, anche se non è colpito direttamente da una bomba, è obbligato a stare al freddo, senza la luce? Come si può trovare una ragione per una guerra di questo tipo? Come può una guerra così continuare?”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, è il nunzio apostolico in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas, a parlare del conflitto sempre più duro in Ucraina. “Per non parlare – aggiunge – di quelli che sono già caduti, che sono stati uccisi. Ci sono sacerdoti che stanno dentro i bunker e non possono uscire. So che a Irpin c’è un sacerdote bloccato. Immaginiamo cosa può succedere quando finiranno le scorte di acqua e di cibo. Ma c’è anche un’emergenza freddo: questa notte le temperature sono scese a meno 10 e tutti, grandi e piccoli, stanno soffrendo. Noi, qui in nunziatura, fino adesso, ancora abbiamo luce e riscaldamento. Siamo in una situazione abbastanza buona, ancora, ma non sappiamo cosa succederà. Così come non sappiamo cosa succederà a tutta la città di Kiev”. Riguardo poi la situazione nella capitale, il nunzio dice: “Sì, i bombardamenti si stanno intensificando, si stanno avvicinando al centro della città. Si capisce che stanno facendo dei tentativi ma non abbiamo notizie precise. Sono 16 giorni che stiamo sotto bombardamento. Se dovessimo seguire ogni allerta, dovremmo passare quasi tutto il tempo nel sotterraneo e ci sono altre priorità in questo momento, ci sono situazioni umanitarie da seguire e questioni di lavoro da fare”. Avete paura?  “Pensando in quale situazione ci troviamo, è normale avere paura. Abbiamo paura perché vediamo che le bombe cadono ovunque, su ospedali, come è successo la notte scorsa a Mykolaiv su un ospedale oncologico. Ma anche sull’ospedale di Mariupol. Le bombe cadono sulle case, sugli orfanatrofi, sulle scuole, sulle chiese. Cadono ovunque. Certo, anche qui a Kiev non possiamo escludere del tutto questa possibilità. Anche la nunziatura può essere rasa al suolo. Non possiamo parlare in anticipo ma se dovessimo essere colpiti, significa che la guerra colpisce non solo l’Ucraina ma anche la Santa Sede. C’è poi l’aspetto del cuore. E il cuore ci dice stiamo facendo ciò che dobbiamo fare e che il Signore ci accompagna”.

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