Colombia: Corte Costituzionale depenalizza l’aborto fino a sei mesi di gestazione. Mons. Rueda (Cec), “Vita diritto fondamentale, chiamati coerentemente a rispettarlo”

“Siamo coerentemente chiamati a rispettare la vita”. È l’invito rivolto, in un breve video, da mons. Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá e presidente della Conferenza episcopale della Colombia, subito dopo che è stata resa pubblica la sentenza della Corte costituzionale, che depenalizza l’aborto fino ai sei mesi di gestazione. Mons. Rueda ricorda che in Colombia la Costituzione stabilisce come diritto fondamentale quello alla vita e da lì derivano gli altri diritti, ecco perché, se non si difende la vita nei momenti di maggiore fragilità, subito dopo il concepimento e fino alla morte naturale, diventerà incoerente chiedere che i minori non siano reclutati da parte di gruppi estranei alla legge, che non si usino mine antiuomo, che non ci siano omicidi, stragi, violenza, guerra”. Ha concluso l’arcivescovo: “Continueremo ad annunciare, promuovere e difendere” la vita umana in tutte le sue tappe. Nella giornata di oggi la Conferenza episcopale diffonderà una più articolata presa di posizione. Di fatto, la Corte costituzionale colombiana, con un voto a stretta maggioranza (5 voti a 4) ha depenalizzato l’interruzione volontaria della gravidanza fino alla ventiquattresima settimana di gestazione. Questa disposizione ha effetti immediati ed è la risposta al procedimento intentato dal movimento “Giusta causa”, che chiedeva l’eliminazione del reato di aborto dal codice penale colombiano. La determinazione della Corte Costituzionale consente di praticare l’aborto fino a sei mesi di gestazione, e, inoltre, in modo libero e legale, anche oltre tale termine, per i seguenti motivi: rischio per la salute fisica o psichica della donna, gravidanza derivante da stupro malformazione del feto, cioè le cosiddette “tre cause” che la Corte Costituzionale aveva già approvato con la sentenza C-355 del 2006. L’attuale sentenza stabilisce che l’aborto deve essere eliminato dal codice penale, perché “ingiusto” nei confronti delle donne più vulnerabili. Propone inoltre che, in cambio dell’utilizzo del codice penale, vengano attuate più e migliori politiche sanitarie per prevenire complicazioni dovute ad aborti non sicuri e gravidanze indesiderate, rispetto alle quali sarà necessario aumentare i programmi educativi e l’accesso ai metodi contraccettivi per tutte le donne. Secondo il pronunciamento della Corte, il Congresso della Repubblica è chiamato a formulare sul tema un quadro legislativo globale nel più breve tempo possibile.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori