Diocesi: mons. Saba (Sassari), “la nostra Chiesa è chiamata a interrogarsi su se stessa cercando di evitare i rischi del progressismo e dell’indietrismo”

“Occorre una memoria storica che sia memoria viva. Capace di riferirsi alle sorgenti del proprio cammino per comprendere meglio la propria vita”. Così l’arcivescovo di Sassari, mons. Gian Franco Saba, nell’omelia pronunciata ieri nella basilica di Porto Torres in occasione della solennità dei Martiri Turritani.
“Avere una memoria viva – ha spiegato l’arcivescovo – è un vero esercizio che consiste nel ritornare alla fonte. Un esercizio che stiamo vivendo nel cammino sinodale, nella visita pastorale, nelle diverse azioni si stano sviluppando, passo dopo passo, nel vicariato urbano di Porto Torres all’interno della comunità ecclesiale e in dialogo con le istituzioni civili. Si tratta di un percorso che tocca il tessuto sociale logorato di un territorio provato dalla povertà, da forme di disagio, da certe forme di dimenticanza che non hanno sempre promosso il bene di questa realtà. Questo stesso territorio può e deve essere oggetto di un’azione. Un’azione che sia allo stesso tempo evangelizzatrice e civilizzatrice, voce coraggiosa di fronte a sistemi di potere che pensano più alla parte che al tutto”.
La liturgia che ha avuto come concelebranti il vescovo di Alghero-Bosa, mons. Mauro Maria Morfino, e il vescovo di Srikakulam, in India, mons. Vijay Rayarala, è stata voluta anche come atto di ringraziamento per il dono del Concilio ecumenico Vaticano II in occasione del 60° anniversario del suo inizio, l’11 ottobre 1962. È stato lo stesso Saba a spiegare le ragioni di questa scelta. “La solennità odierna presenta una profonda connessione con le ragioni spirituali e pastorali che ispirarono a san Giovanni XXIII la convocazione di un Concilio. Desidero così alla luce della testimonianza dei martiri invitare ciascuno di noi a porre lo sguardo sulla memoria e sulla missione. È quello che stiamo facendo con il cammino sinodale e anche accompagnando questo processo con la visita pastorale che qui a Porto Torres abbiamo concluso alcuni mesi fa”.
“Anche la nostra Chiesa turritana – ha detto ancora l’arcivescovo citando Papa Francesco – è chiamata a interrogarsi su se stessa, cercando di evitare i due rischi: il progressismo che si accoda al mondo, il tradizionalismo – o l’‘indietrismo’ – che rimpiange un mondo passato”.

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