Lavoro minorile: Coldiretti, “112 milioni di bambini sfruttati nel mondo per produrre il cibo che arriva sulla nostra tavola”

Dalle banane dal Brasile al riso birmano, dalle nocciole turche ai fagioli messicani dal pomodoro cinese fino alle fragole dall’Argentina e ai gamberetti tailandesi, gli scaffali dei supermercati italiani ed europei sono invasi dalle importazioni di prodotti extracomunitari ottenuti dallo sfruttamento del lavoro minorile che finiscono sulle tavole per effetto di una globalizzazione senza regole. È quanto denuncia la Coldiretti, sulla base della lista dei prodotti ottenuti dallo sfruttamento dei bambini stilata nella “List of Goods Produced by Child Labor or Forced Labor” del Dipartimento del lavoro Usa per il 2020, in occasione della Giornata contro il lavoro minorile che si celebra oggi.
Dal Sudamerica all’Asia fino all’Africa 112 milioni di bambini e adolescenti sono costretti a lavorare nella produzione alimentare, oltre il 70% del totale, secondo elaborazioni Coldiretti sui dati dell’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro. Minori che vengono impiegati per la coltivazione o la produzione di molti cibi che finiscono sulle nostre tavole – denuncia la Coldiretti –, “a volte addirittura spacciati per italiani grazie alla mancanza dell’obbligo dell’etichettatura d’origine”.
Con gli accordi commerciali l’Ue ha favorito l’importazione agevolata anche in Italia di prodotti agroalimentari ottenuti dallo sfruttamento dei bambini, dal riso del Vietnam o della Birmania ai fiori dell’Ecuador. Per il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, è necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri di qualità con riferimento ad “ambiente, salute e lavoro”. Di qui la necessità dell’obbligo di “indicare in etichetta la provenienza entrata in vigore nel febbraio 2018 che pone l’Italia all’avanguardia in Europa”.

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