Quaresima: card. Bassetti (Perugia), “la vera penitenza cristiana è amare. Perché amare è perdere sé”

“Una fede tentata, una vita purificata, il deserto dello Spirito”. Si snoda attorno a questi tre aspetti la riflessione dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, il card. Gualtiero Bassetti, proposta nella nuova lettera “Lo Spirito della Quaresima” diffusa oggi. Si tratta, come spiega lo stesso porporato, di “una breve catechesi sul significato della Quaresima, particolarmente durante questo tempo di pandemia, che sta provando a fondo tante persone”.
Soffermandosi sul primo aspetto, il card. Bassetti sottolinea che la tentazione è una “condizione normale, non solo dell’uomo, ma anche del cristiano. Tutta una letteratura edificante, ma a mio avviso non illuminata, ha posto la questione della tentazione quasi si trattasse di angoscia. È una posizione sbagliata: le cose non stanno così”, afferma l’arcivescovo, sottolineando che “la tentazione come lotta, come combattimento, fa parte dell’esperienza umana e cristiana”. “La prima verità che vuole sempre ricordarci la Quaresima”, prosegue, è che “la fede è, necessariamente, provata. Direi anzi: se non è tentata, non è fede”. “Sarebbe ingenuo e illusorio pensare di poter andare avanti nella vita senza prove, senza incappare in qualche ostacolo che ci si contrappone o in qualcuno che cerca di ferirci; come è puerile – osserva il cardinale – credere che una coppia, una famiglia, possa compiere il proprio itinerario umano e cristiano senza sentire mai la tentazione di mollare il cammino. E questo vale anche per i sacerdoti e i consacrati, le monache e i monaci”. Bassetti poi ammonisce: “Vedo serpeggiare fra noi una mentalità di acquiescenza, che non riflette l’essenza del vivere cristiano, che è sempre un cammino fra le prove. Da altre parti, la Chiesa soffre attacchi e persecuzioni, e non ci sono mai stati tanti martiri come al momento presente. La prova, la tentazione, è la garanzia che Dio c’è, ci tiene per mano e ci porta sempre su ali d’aquila”.
Rispetto alla vita purificata, l’arcivescovo invita a “restaurare la vita del battesimo che abbiamo interrotto o che va debitamente recuperata”. Si tratta di “passare dall’amore di sé all’amore di Dio e degli altri. Passare dall’egoismo alla carità”. “La vera penitenza cristiana – evidenzia – è amare. Perché amare è perdere sé. La vera penitenza cristiana non è ‘fare’, neppure compiere le ‘opere’, se non c’è l’amore. La vera penitenza è trasporre noi, da noi agli altri. La vera penitenza cristiana è questo mutamento di luogo”.
Infine la Quaresima “richiama al deserto dello Spirito” ed è “il tempo privilegiato in cui Dio si rivolge a noi mediante la sua Parola ed entra in dialogo con le sue creature”. “Se uno non lo sente, è perché ha l’orecchio tanto duro che non ode più la voce di Dio, la voce del Signore, la voce di Gesù. Non ascoltare la voce di Gesù, il suo Vangelo, vuol dire smarrire completamente la strada”. “Il Signore, come dice il profeta Osea, vuol tornare a parlare al nostro cuore, vuole entrare in comunione con noi, per esprimerci tutta la sua tenerezza”, la convinzione del cardinale, certo che “anche durante le nostre occupazioni, è possibile un continuo colloquio d’amore col Signore. È in questo modo che potrà far fiorire anche il deserto che è dentro di noi”.

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