Funerali Attanasio e Iacovacci: card. De Donatis, “strappati da questo mondo dagli artigli di una violenza stupida e feroce”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo “sono stati strappati da questo mondo dagli artigli di una violenza stupida e feroce che non porterà nessun giovamento ma solo altro dolore. Dal male viene solo altro male”. Queste le parole del cardinale vicario Angelo De Donatis pronunciate questa mattina nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in piazza della Repubblica a Roma, dove si sono svolti i funerali di Stato dell’ambasciatore e del carabiniere scelto uccisi con il loro autista lunedì 22 febbraio nella Repubblica Democratica del Congo, in quello che sembra essere stato uno scontro a fuoco tra gli assalitori e i ranger congolesi, intervenuti in soccorso nel parco nazionale di Virunga. Avvolti nel Tricolore, i feretri del diplomatico e del militare, che “hanno dato la vita nel servizio del nostro Paese e nella costruzione della fraternità tra i popoli”, sono stati portati in spalla dai carabinieri del 13° Reggimento “Friuli Venezia Giulia”. La cerimonia solenne, concelebrata dall’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, ha reso omaggio a due uomini che “hanno deciso di compromettersi con l’esistenza degli altri anche a costo della propria vita”, ha detto il cardinale unendosi al pianto della moglie Zakia, delle tre figlie, dei genitori di Luca e dei familiari e della fidanzata di Vittorio, presenti in prima fila. L’ambasciatore, 44 anni, e il militare, che avrebbe compiuto 31 anni il 6 marzo e il 10 sarebbe dovuto ritornare a Sonnino, in provincia di Latina, sono le ultime vittime di un mondo in cui “manca la pace tanto desiderata” e dove “le promesse di giustizia sono disattese”, ha affermato il card. De Donatis, rimarcando che ci sono ancora “troppi cuori di uomini che, invaghiti dal denaro e dal potere, tramano la morte del fratello”. La liturgia è stata quindi l’occasione per implorare dal Signore “il coraggio per dire che la violenza non è una fatalità” e la forza per affermare che è possibile “fare qualcosa di giusto” per sperare in un mondo migliore. “La violenza sta tornando di moda in ogni ambiente e in ogni latitudine – ha concluso il porporato -. Spesso la violenza che si annida nel fondo dell’anima si camuffa da insensibilità. Occorre smascherare il germe dell’indifferenza violenta che è nei cuori”.

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