Papa Francesco: “La logica dei blocchi chiusi è sterile e piena di equivoci. Abbiamo bisogno di una nuova bellezza e di nuove mappe”

“La vita è arte dell’incontro. Le culture si ammalano quando diventano autoreferenziali, quando perdono la curiosità e l’apertura all’altro. Quando escludono invece di integrare. Che vantaggio abbiamo a farci guardiani di frontiere, invece che custodi dei nostri fratelli? La domanda che Dio ci ripete è quella: “Dov’è il tuo fratello?”: lo ha detto Papa Francesco visitando oggi pomeriggio la Biblioteca Apostolica Vaticana per inaugurare il nuovo spazio espositivo permanente dove, per l’occasione, è stata allestita la mostra “Tutti. Umanità in Cammino”, ispirata all’Enciclica Fratelli Tutti, che propone un percorso che parte dalla cartografia di viaggio per arrivare fino alle mappe utopiche e allegoriche. “Il mondo ha bisogno di nuove mappe – ha affermato il Pontefice – In questo cambiamento epocale che la pandemia ha accelerato, l’umanità ha bisogno di nuove mappe per scoprire il senso della fraternità, dell’amicizia sociale e del bene comune. La logica dei blocchi chiusi è sterile e piena di equivoci. Abbiamo bisogno di una nuova bellezza, che non sia più il solito riflesso del potere di alcuni, ma il mosaico coraggioso della diversità di tutti. Che non sia lo specchio di un antropocentrismo dispotico, ma un nuovo cantico delle creature, dove trovi effettiva concretezza un’ecologia integrale”. “Fin dall’inizio del mio pontificato ho chiamato la Chiesa a farsi ‘Chiesa in uscita’ e protagonista della cultura dell’incontro” ha ricordato Papa Francesco per il quale “nostra responsabilità è tenere vive le radici, la memoria, sempre protesi verso i fiori e i frutti. Sogniamo insieme ‘nuove mappe’. Penso in particolare alla necessità di passare dall’analogico al digitale, di tradurre sempre più il nostro patrimonio nei nuovi linguaggi. È una sfida storica che dobbiamo affrontare con saggezza e audacia”.
La mostra “Tutti. Umanità in Cammino” è realizzata in collaborazione con Pietro Ruffo, artista romano, e curata da don Giacomo Cardinali, Simona De Crescenzo e Delio Proverbio, con l’obiettivo di instaurare un dialogo tra i tesori della Biblioteca Apostolica Vaticana e le nuove istanze dell’arte contemporanea.

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