Striscia di Gaza: parrocchia riprende le attività. Romanelli (parroco), “annessione? Qui la gente è abituata alla violenza”

Open day per le famiglie, e poi attività ludico-sportive, laboratori e gruppi di studio sulla Parola di Dio: allentate le misure di contenimento la parrocchia latina della Sacra Famiglia di Gaza si rimette in cammino, anche se “solo a piccoli gruppi e per tempi ridotti”.

“Il contagio per ora sembra essere sotto controllo – dichiara al Sir il parroco, padre Gabriel Romanelli – ma non dobbiamo abbassare la guardia”. Secondo il Ministero della salute palestinese, a Gaza ci sono stati 72 casi Covid-19 (15 dei quali attivi) su un totale di 1284 casi nei Territori palestinesi (dati al 23 giugno). “I casi sono tutti trattati alla frontiera non tanto di Israele quanto dell’Egitto. Coloro i quali ricevono il permesso per rientrare – e sono molti pochi rispetto alle migliaia che invece restano in attesa – vengono, infatti, messi in quarantena obbligatoria nei Centri come scuole, alberghi, luoghi ricreativi, adattati per il Covid-19”. “Abbiamo anche riaperto il nostro Centro studi San Tommaso d’Aquino e riavviato i corsi professionali – aggiunge il religioso – per le scuole, invece, la riapertura è fissata ad agosto e sarà terribile per il grande caldo. Nella Striscia la vita sta riprendendo lentamente, i ristoranti e i locali hanno riaperto i battenti nella speranza di dare un po’ di respiro alla già debole economia locale. Il rischio è che se la situazione dovesse degenerare allora le disposizioni saranno ritirate e subentreranno nuove restrizioni”.

Striscia di Gaza, consegna dei kit Covid 19

“Il dono di 2500 kit Covid-19 da parte di Papa Francesco è stato accolto con grande gioia qui a Gaza. Un gesto che dice tutta la vicinanza concreta e non solo spirituale del Pontefice a questa periferia del mondo”, afferma padre Romanelli che insieme alla Caritas Jerusalem è stato latore del dono papale destinato al laboratorio analisi istituito dal ministero della Salute. “I kit del Papa – dice – ci aiuteranno a fare diagnosi più precise. In tutta Gaza infatti c’è una sola macchina che può fare le analisi. Oltre a questo – ricorda il parroco – la Caritas Jerusalem continua ad assistere la popolazione. Tra il centro sanitario e le cliniche mobili vengono assistite anche 14 mila persone al mese”. Da qualche giorno nella popolazione gazawa sale anche una certa preoccupazione per l’annunciata prossima annessione israeliana di parti della Cisgiordania e della Valle del Giordano. “Qui la popolazione è abituata al conflitto e alla violenza – rimarca padre Romanelli – e forse anche per questo motivo si è spinti a pensare che l’annessione sia un’altra scusa per far scoppiare una nuova guerra che qui nessuno vuole. L’annessione getterà altra benzina sul fuoco e aumenterà le ingiustizie annichilendo ogni desiderio di stabilità, mobilità e pace. Emerge sempre più con chiarezza che oggi l’unico leader al mondo che ha una visione chiara del mondo e di quanto sta avvenendo è Papa Francesco. I suoi pressanti e continui richiami al dialogo e all’abbattimento delle ingiustizie devono essere ascoltati prima che sia troppo tardi”.

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