Diocesi: mons. Tisi (Trento), “il sogno di una Chiesa che ascolta il grido dei poveri, che guarda con simpatia i giovani e custodisce i suoi anziani”

“Per camminare al passo della speranza abbiamo a disposizione il capolavoro di umiltà di Gesù” dal quale “è stata generata la comunità dei discepoli del Vangelo. Il falegname di Nazareth non ha scolpito una vita in solitudine, ma ha cercato continuamente compagni di viaggio, ai quali insegnare la bellezza della fraternità”. È l’indicazione offerta dall’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, nell’omelia della messa, in cattedrale, per la festa del patrono, San Vigilio.
“La prova dell’umiltà è nell’attitudine a collaborare con gli altri, a camminare e faticare insieme – ha osservato il presule -. Non si tratta di attuare una tattica o una strategia, ma di fare esperienza di gioia profonda quando le scoperte, le conquiste, i risultati sono frutto del gioco di squadra”.
Di qui la richiesta di intercessione a San Vigilio, “per ognuno di noi e per la nostra Chiesa”, per ricevere “il dono dell’umiltà; la capacità di dialogare al proprio interno, mettendo da parte atteggiamenti solitari e autoreferenziali, per porsi in ascolto della voce dello Spirito e diventare compagna di strada dei tanti cercatori di vita e di senso”.
Infatti, “all’origine della nostra Chiesa ci sono Vigilio e i tre martiri: non un vescovo solitario, ma un gruppo che sogna insieme”.
“Gli umili frequentatori della speranza si alimentano di parole sobrie, delicate, non arroganti. Esse trovano forza incontrando e ospitando le parole degli altri, riconoscendovi pari dignità”, ha precisato l’arcivescovo, che chiede “alla preghiera di Vigilio di intercedere presso il Padre per aiutarci a concretizzare alcuni sogni”. Anzitutto, “una Chiesa che ascolta il grido dei poveri e se ne fa carico in termini di vicinanza autentica e concreta. In questo momento sono seriamente preoccupato per chi ha perso o rischia di perdere il lavoro”. Una Chiesa, poi, che “guarda con simpatia i giovani, senza giudizio, ma cercando presso di loro le coordinate del futuro che Dio ha preparato per lei”. Ancora, “una Chiesa che custodisce i propri anziani come prezioso deposito in cui si rispecchia la nostra stessa vita, provocazione ad attraversare il presente con intensità e responsabilità”. Infine, “una Chiesa che, in ogni ambito della sua vita, risponde con gioia ed entusiasmo alla chiamata evangelica di vivere del Regno e per il Regno”.

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