Giornata dei poveri: don Soddu (Caritas italiana), “l’aiuto sia costante e non legato solo all’emergenza”

“La molta solidarietà, emersa a tutti i livelli, va fatta maturare in modo che diventi strutturale. In particolare, l’invito a ogni comunità parrocchiale è di mantenere un’attenzione costante alle iniziative concrete di ascolto e di vicinanza”. Lo scrive don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, nel numero di novembre di Vita pastorale, anticipato al Sir, in prossimità della quarta Giornata mondiale dei poveri, che ricorre il 15 novembre. “Tutti sentiamo il bisogno di una mano tesa, tutti sperimentiamo povertà e fragilità – aggiunge -. Nello stesso tempo tutti comprendiamo che possiamo essere portatori di speranza per gli altri”. Nella realtà di oggi, condizionata dalla pandemia, don Soddu segnala “il coinvolgimento delle comunità e l’attivazione solidale di fronte ai nuovi, crescenti bisogni, con un moltiplicarsi di iniziative”. “Sono cambiati o si sono adattati anche i servizi e gli interventi”. Altri hanno fatto registrare un “incremento di attività”, come nel caso della rete degli Empori della solidarietà in favore dell’emergenza alimentare, come pure la nascita o il potenziamento in molte diocesi di “fondi” gestiti dalla Caritas destinati a venire incontro a chi per la pandemia ha perso il lavoro o non riesce a trovarlo. “In ogni caso anche in questa situazione è stata decisiva la rete dei Centri di ascolto delle Caritas diocesane e parrocchiali, che pure nelle limitazioni del confinamento, sono stati segno di una Chiesa attenta e accogliente verso i bisognosi”.
Ricordando il tema della Giornata dei poveri (“Tendi la tua mano al povero”), il direttore di Caritas italiana ricorda che “tutto questo, cioè incrociare e incontrare le tante mani tese, deve essere costante e non legato solo all’emergenza. Non ci si improvvisa strumenti di misericordia, perciò è necessario un allenamento quotidiano”. “La scelta dei poveri significa dare dignità al povero, riconoscendone la centralità come persona collocata nel contesto della società e della comunità cristiana che lo accoglie e fa famiglia con lui”. Alla luce di ciò, è importante che “i tanti semi gettati siano ora coltivati perché possano dare frutti dentro una Chiesa che continua a scrivere la sua storia a partire dalle opere di carità e dalla scelta preferenziale dei poveri”.

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