Diocesi: mons. Bertolone (Catanzaro-Squillace), “condanniamo ad alta voce e prendiamo le distanze da ogni fenomeno mafioso e ’ndranghetista”

“Liberiamo Maria Vergine dalle mafie. A nome della Conferenza episcopale calabra, promulgheremo gli Orientamenti pastorali e le Linee guida per pronunciare coralmente il nostro ‘no’ ad ogni forma di mafia”. A scriverlo, nella lettera pastorale “Perciò, ecco, io…/ la condurrò nel deserto/ e parlerò al suo cuore (Os 2,16)” diffusa oggi, è l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone. Il documento viene inviato alla diocesi “all’inizio di questo straordinario anno pastorale 2020-2021, durante il quale faremo memoria della erezione della diocesi e della dedicazione della nostra chiesa cattedrale”. “Abbiamo maturato sempre più un comune sentire di clero e fedeli sulle degenerazioni e deviazioni che talvolta hanno interessato anche la nostra bella e intramontabile devozione popolare verso la Beata Vergine e i santi”. “Si può affermare – scrive mons. Bertolone – che il fenomeno ‘ndrangheta è rimasto a lungo sottotraccia, sottostimato da intellettuali e studiosi, da settori importanti delle classi dirigenti, perfino dalle Forze dell’ordine”. L’arcivescovo di Catanzaro ricorda che “nella rinnovata consapevolezza ecclesiale, le donne e gli uomini di ‘ndrangheta, prima che criminali, sono dei peccatori, chiamati inequivocabilmente e perentoriamente alla conversione” e che “essi aggiungono i terribili peccati personali dei fiancheggiatori e degli omertosi (spesso lordi del sangue di tante vittime!) a quelli perpetrati nelle organizzazioni mafiose in quanto tali, che adescano i nostri giovani figli in missioni di morte e generano dipendenze peggiori di quelle dell’azzardo o della droga”. Mons. Bertolone sottolinea che “poiché la Chiesa istituzione, oltre ai compiti di annuncio, di celebrazione dei sacramenti e di prossimità ai poveri, ha anche dei precisi doveri di prevenzione e di condanna del male”, per questo, “nel corso di questo nostro anno giubilare, condanneremo ad alta voce e prenderemo le distanze da ogni fenomeno mafioso e ‘ndranghetista”. “Gli esponenti delle mafie ostentano di non aver alcuna paura della prevenzione e del controllo statale, né delle sanzioni irrogate dalla magistratura, tanto meno delle reprimende ecclesiastiche”, eppure, evidenzia l’arcivescovo, “la nostra Chiesa non può abdicare ai propri compiti di annunciare la verità”, di “stigmatizzazione dei delitti” e né “può tenere un contegno di silenzio, di paura, di impotenza o perfino di complicità”. Come “ci va suggerendo la Pontificia Accademia mariana internazionale”, osserva il presule, “dobbiamo contribuire a liberare dalle mafie la nostra bellissima devozione mariana: Chiesa e Stato, uniti per liberare la figura di Maria dall’inquinamento di luoghi e ritualità deformate dal potere criminale e mafioso che cerca così di imporre la propria sudditanza”.

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