Diocesi: mons. Lamba (Udine), “anche noi possiamo essere strumenti di salvezza per essere un segno di consolazione e sicura speranza”

“L’altro giorno mi trovavo a Milano e, in metropolitana, un giovane mi ha avvicinato; vedendomi vestito da prete, mi ha chiesto: ‘Come mai nella Chiesa ci sono tante persone che si pongono tra noi e Dio? Preti, vescovi, il Papa… Non sarebbe meglio un rapporto diretto tra noi e Dio'”. Lo ha raccontato mons. Riccardo Lamba, arcivescovo di Udine, nell’omelia tenuta oggi, festa della Natività di Maria, in occasione del 50° pellegrinaggio diocesano annuale a Castelmonte.
“Probabilmente dietro a quel tono di provocazione c’era una sincera ricerca – ha aggiunto il presule -. Ho atteso un attimo, poi ho risposto a questo giovane dicendogli che stava cogliendo qualcosa di molto importante della tradizione ebraico-cristiana: Dio ha fatto la scelta di rivelarsi. E lo ha fatto in due modi: direttamente – parlando al cuore di ciascuno di noi – e indirettamente tramite tante persone che ci stanno attorno. Queste modalità non si escludono a vicenda: il più delle volte Dio utilizza una mediazione. Anche questo giovane, in molti modi, ha potuto sperimentare l’amore: con il dono della vita, con gli insegnanti, con i colleghi di lavoro: c’è bisogno di una mediazione”.
In riferimento alla festa di oggi, mons. Lamba ha osservato: “Dio ha chiesto la collaborazione di Gioacchino e Anna, genitori di Maria, perché quest’ultima potesse venire al mondo. E ha chiesto la collaborazione sua, di Maria, e di Giuseppe, per poter far arrivare Gesù nel mondo. Dio ha scelto la mediazione! Maria è stata uno strumento – non passivo – nel piano di Dio. Gesù stesso ha scelto la mediazione per annunciare il Vangelo, tramite la chiamata degli apostoli e dei discepoli. Il mistero dell’incarnazione e l’evangelizzazione hanno avuto bisogno di mediazione”.
L’arcivescovo ha invitato a fare ancora un passo: “Anche la Chiesa, sotto la guida dello Spirito Santo, è chiamata a mediare e a collaborare perché la salvezza, realizzata una volta per sempre nel mistero pasquale di Gesù morto e risorto per amore nostro, debba essere annunciata a tutti. Ciascuno di noi è chiamato a essere mediatore e mediatrice, come Maria; per questo siamo nati!”. E “tutto ciò è possibile ogni volta che la Chiesa ascolta la Parola di Dio e lascia che tale Parola si incarni in sé; ogni volta che, come Maria da Elisabetta, ci mettiamo al servizio con le nostre fatiche; ogni volta che, come Maria, la Chiesa indica al mondo che solo Gesù può colmare il desiderio di pace, comunione e unità; ogni volta che, come Maria sotto la croce, stiamo accanto ai sofferenti; infine, ogni volta che, come Maria, si rimane accanto ai discepoli nel cenacolo per favorire la comunione”.
La festa della Natività di Maria è “anche la nostra festa, perché possiamo riconoscere la mediazione di Maria anche in questa terra quando, 50 anni fa, ha aiutato la nostra gente – e non solo, viste le tante diocesi che sono accorse in nostro aiuto – a non scoraggiarsi davanti al dramma del terremoto. Anche noi possiamo essere, dunque, strumenti di salvezza per essere un segno di consolazione e sicura speranza”.

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