Permane la “difficoltà dei giovani nel riconoscersi nell’offerta politica attuale, percepita come poco coerente e poco in grado di attrarli e coinvolgerli. La crisi di rappresentanza e la polarizzazione del dibattito pubblico accentuano la sensazione che il bene comune sia trascurato, mentre prevalgono interessi di parte. Tuttavia, i giovani trovano sintonia con temi locali, per il miglioramento concreto delle loro comunità, e globali, legati ai diritti e alla sostenibilità”. È uno dei dati messi in evidenza dal Rapporto Giovani 2025, l’indagine, pubblicata in volume da Il Mulino e realizzata da Ipsos, promossa dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il sostegno di Fondazione Cariplo. La pubblicazione è stata presentata questa mattina, al Quirinale, al presidente Mattarella.
“Pur prevalendo disaffezione e disillusione, non mancano elementi di speranza”, viene sottolineato in un comunicato: “La grande maggioranza degli intervistati crede ancora possibile contribuire al miglioramento del Paese. Ancor più alta è la percentuale di chi afferma che una politica più inclusiva, capace di offrire veri spazi di partecipazione per le nuove generazioni, migliorerebbe la loro percezione della democrazia e li avvicinerebbe all’impegno politico”.
Dal Rapporto Giovani 2025 emerge l’invito a superare gli stereotipi: “Le narrazioni dominanti su adolescenti e giovani li descrivono come ‘privi’ di valori o addirittura portatori di dis-valori” ma i dati “forniscono un ritratto meno stereotipato mostrando, in particolare, come siano, in generale, i giovani più aperti e con una attenzione sia a se stessi che agli altri ad avere la maggiore percezione di emozioni positive come la gioia, l’ottimismo, la speranza”. “Costruire relazioni basate sul confronto sincero, sul rispetto reciproco e sulla valorizzazione dell’altro come persona autonoma è fondamentale per una società più giusta e armoniosa. In un mondo spesso segnato da stereotipi di genere e dinamiche relazionali disfunzionali, educare a un modello relazionale positivo diventa un atto di speranza e responsabilità collettiva. Dalle interviste emerge l’aspettativa e il desiderio delle nuove generazioni di superare gli stereotipi di genere nella formazione delle proprie nuove famiglie e nella trasmissione di modelli educativi nei confronti dei figli”.