Incidenti sul lavoro: Di Bella (Anmil), “morti come quella della studentessa a Sant’Elena non si possono ridurre a un numero in più nella statistica”

“La tragedia che ha coinvolto Anna Chiti, la studentessa 17enne deceduta nel pomeriggio del 17 maggio nell’isola di Sant’Elena restando impigliata nell’elica del catamarano sul quale si trovava al primo giorno di lavoro come traduttrice, non può essere ridotta a un semplice numero aggiuntivo alle tabelle statistiche riportate dall’Inail, né ad alcuni sintetici trafiletti di cronaca che presto verranno dimenticati come tanti altri”. Sono queste le parole del presidente nazionale dell’Anmil, Antonio Di Bella, riguardo all’infortunio mortale della giovane di Treviso ma residente a Venezia, deceduta in circostanze ancora poco chiare e che dovranno essere valutate dagli inquirenti.
“Non è la prima volta che un minorenne si trova implicato in un infortunio. Simili drammi – continua Di Bella – mettono in evidenza la pericolosità di qualsiasi mansione per chi si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro, soprattutto quando non si è svolta alcuna attività preparatoria, a sostegno del buon avvio dei compiti assegnati, di cosa compete o meno al ruolo che si va a ricoprire”.
Ogni anno in Italia sono 5.600 gli infortuni stimati che colpiscono lavoratori giovani di età compresa tra i 15 (età minima legale a lavoro) e i 17 anni; di questi due terzi del totale sono maschi e un terzo sono femmine. I morti, invece, risultano essere circa 3 l’anno (recente stima elaborata da Save the Children). Ma si tratta solo di dati ufficiali: vi sono anche situazioni di “lavoro nero”, soprattutto nelle regioni a più alta densità lavorativa, che emergono solo con le attività di controllo.
“Questa morte, come quella di altri giovanissimi, ci preoccupa enormemente, perché avevamo già visto lasciarci sul lavoro molti altri minorenni – dichiara il presidente dell’Anmil del Veneto, Lino Splendore – ma non eravamo pronti a pensare che si può anche cadere sul lavoro a 17 anni svolgendo una di quelle attività lavorative considerate a basso rischio, come quella dell’interpretariato. Tutte le sezioni dell’Anmil del Veneto si stringono, pertanto, ai familiari della giovane vittima. Morti come questa si possono e si devono evitare, perciò è urgente che ciascuno si assuma la responsabilità di una situazione divenuta intollerabile, di cui i mass media devono occuparsi ogni giorno, perché sia risolta anche grazie all’attenzione di tutta l’opinione pubblica e alle Istituzioni chiediamo di passare ad una più concreta informazione e formazione dei lavoratori su questi temi che fermi questa ingiusta e assurda strage sul lavoro”.
“Nell’unirci al dolore della famiglia Chiti – afferma il presidente dell’Anmil di Venezia, Alex Tiozzo – ricordiamo che la sede territoriale dell’Anmil di Venezia, così come tutte le altre sezioni territoriali dislocate su tutto il territorio nazionale, si rende disponibile a offrire tutto il sostegno ai superstiti delle vittime del lavoro”.

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