Colombia: nell’ultima settimana tre massacri e cinque leader sociali uccisi

Mentre la Chiesa celebra la “Settimana per la Vita” e il Governo cerca faticosamente di costruire la cosiddetta “pace totale” nel dialogo con i gruppi armati (è di una settimana fa la rottura del dialogo con il principale gruppo paramilitare dedito al narcotraffico, il Clan del Golfo), nelle regioni periferiche della Colombia si continua a morire. Secondo la triste “contabilità” dell’ong Indepaz, nell’ultima settimana si sono registrati, in diverse zone del Paese, tre massacri (27 dall’inizio dell’anno) e sono stati uccisi 5 leader sociali e difensori dei diritti umani (34 nel primo trimestre del 2023). L’ultima a essere uccisa è stata una donna, Mariela Martínez Gaviria, leader in un quartiere di Tumaco, sulla costa del Pacifico, al confine con l’Ecuador.
La Colombia ha celebrato la “Settimana per la vita” come sforzo di sensibilizzazione sul suo valore sacro in mezzo a una cultura di morte. “Ciò che sta accadendo nelle nostre zone rurali a causa del conflitto armato e della dominazione dei territori, nelle nostre strade con la violenza sociale e dalle porte delle nostre case, oltre all’assurda considerazione che il diritto all’aborto è al di sopra della vita umana, deve farci svegliare, Sembra che abbiamo perso la capacità di stupore e di reazione”, denuncia padre Rafael Castillo Torres, direttore del Segretariato nazionale di Pastorale sociale della Chiesa colombiana. Prosegue il sacerdote: “Crediamo che sia giunto il momento di costruire la civiltà intorno a ciascuno di noi, per proteggerci dalla violenza e curarci dalla malattia dell’uccidere. Dobbiamo costruire patti di cittadinanza tra chi vive vicino, chi lavora insieme e chi studia nello stesso luogo. Patti che creino fiducia e costruiscano una società basata su un nuovo modo di risolvere le differenze. Costruire una società che abbiamo a portata di mano e che sia in grado di assumersi l’obbligo e la sfida di trovare uno e mille modi per intronizzare la cultura del rispetto delle differenze; la valorizzazione dell’altro e la tolleranza attraverso un’adeguata gestione dei conflitti, affinché la vita sia sempre rispettata e preservata. Costruire una società che non metta in gioco la vita di nessuno in ogni contraddizione o differenza. Costruire una società che si ponga come obiettivo nazionale quello di fermare la violenza e la guerra in mezzo ai conflitti. In questo senso, dobbiamo lavorare per uscire vincitori da questa guerra: la guerra del conflitto armato e la criminalizzazione del conflitto nella vita quotidiana”. Conclude padre Castillo: “Dobbiamo costruire un nuovo accordo tra i colombiani. Dobbiamo dotarci di una carta di navigazione a medio termine, con cui essere orgogliosi di noi stessi: essere stati capaci di costruire la nazione dal basso”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori