Azione cattolica: mons. Sigismondi (assistente nazionale), “aiutare i fedeli laici a mettere le mani nella pasta del mondo”

“Le mani dell’uomo hanno il loro linguaggio gestuale, che ha come alfabeto il silenzio. I gesti delle mani sono più numerosi ed eloquenti dei termini di un vocabolario. E le mani di un prete, le nostre, impregnate dal vescovo con il crisma il giorno dell’ordinazione, quale lingua parlano? Sono mani alzate, benedicenti, stese, giunte, aperte, oppure sono vuote, sporche, legate? Sono mani alzate se, come Mosè, pur avvertendo il peso della fatica non si sottraggono al compito dell’intercessione (cf. Es 17,8-16)”. Lo ha detto il vescovo Gualtiero Sigismondi, assistente generale di Azione cattolica, intervenendo stamani al convegno nazionale degli assistenti di Ac, a Roma. “Sono mani benedicenti – ha aggiunto – se fanno grondare il crisma su tutto ciò che lo sguardo accarezza”.
Il presule osserva ancora che “sono mani stese sulle offerte del pane e del vino quando invocano la pienezza dello Spirito santo perché la Chiesa diventi, ‘in Cristo, un solo corpo e un solo spirito’”. “Sono mani giunte se riconoscono che ‘solo Dio basta’ e che ‘la cura della vita interiore costituisce la prima attività pastorale, la più importante’. Sono mani aperte se sanno porgersi a chi le tende, con delicata tenerezza e mite fortezza. Al contrario, sono mani vuote non perché a sera, tirando a terra le barche, le reti non hanno preso nulla, ma perché all’alba non ci si è spinti al largo con i remi della meditazione e la vela dell’adorazione. Sono mani sporche se sono rimaste troppo a lungo incollate sulla tastiera di un tablet o di un cellulare, concedendo spazio alle connessioni e sottraendo tempo prezioso alle relazioni. Sono mani legate se strette dalla pretesa di ‘essere serviti’, di raccontare alla sinistra ‘quello che fa la destra’ (cf. Mt 6,3), anziché rese libere dal desiderio di lasciare solo alle impronte digitali la missione di dichiarare: ‘Siamo servi inutili’” (cf. Lc 17,10). Infine, l’invito agli assistenti a “salire a bordo sulla barca dell’associazione non per reggere il timone, bensì per aiutare i fedeli laici a mettere le mani nella pasta del mondo e non nei cassetti delle sacrestie”.

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